Landini tasse e Bilancio: le cifre che smentiscono lui e il suo sciopero

di Lucio Fero
Pubblicato il 9 Dicembre 2021 - 10:13 OLTRE 6 MESI FA
Landini tasse e Bilancio: le cifre che smentiscono lui e il suo sciopero

Landini tasse e Bilancio: le cifre che smentiscono lui e il suo sciopero FOTO ANSA

Maurizio Landini, dopo aver proclamato sciopero generale per il 16 dicembre (Fiom e Cgil scuola si allenano prima con scioperi di settore) ha proclamato anche: “Manovra del governo socialmente ingiusta”.  Le cifre della Legge di Bilancio smentiscono questa affermazione, punto per punto, cifra per cifra.

Tasse

Del complessivo taglio delle tasse il 36,6 per cento va ai redditi bassi e solo il 3 per cento a quelli alti (calcolo e documentazione Sole 24 Ore). Quindi smentita la fiera affermazione di Landini sul “niente” ai redditi bassi.

Sciopero contro…cosa?

Sciopero frontale e generale contro la politica economica del governo e contro la Legge di Bilancio. Legge nella quale ci sono 5,5 miliardi di spesa per gli ammortizzatori sociali, 8 mld per la Sanità in tre anni, 7 mld di meno Irpef (85% a vantaggio di dipendenti e pensionati), 1,5 miliardi di decontribuzione per i redditi fino a 30 mila euro, 800 milioni per alleviare il caro bollette, 800 milioni per la non autosufficienza, la no tax area estesa a 8.500 euro per i pensionati, il ritorno della rivalutazione delle pensioni (l’elenco, incompleto, viene dal segretario della Cisl non dal ministro delle Finanze). Lo sciopero frontale e generale di Cgil e Uil è basato su una percezione, quella che la Legge Bilancio sia poco “sociale”. Percezione smentita, passo passo, miliardo per miliardo, dalle cifre e dai fatti.

Sciopero allora perché?

Ma come si forma e si coagula questa…percezione di ingiustizia sociale quando il paese è al massimo storico della sua spesa sociale? La percezione e lo sciopero che ne consegue nascono e si fondano su due cose chiare su cui Landini non transige e che, alla fine, per la Cgil finiscono per contare ben di più dei sostegni socio-economici. La prima è che Landini vuole “confronto vero”. Tradotto, vuole che il sindacato abbia ultima parola nelle trattative, non vuole essere consultato, vuole essere soddisfatto se non obbedito.

Quando si tratta di pensioni, fisco, produttività, destinazione e gestione dei miliardi Ue…Insomma, politica estera a parte ma non del tutto, tutto o quasi deve vedere il sindacato all’ultima parola e al sindacato deve essere riconosciuto il ruolo di parte sociale più “parte” di ogni altra, anzi il ruolo di unica e sola parte sociale che si identifica con gli interessi del paese tutto. Il sindacato come volontà popolare, questo è nella testa di Landini e per questo la Cgil sciopera. La seconda, coerente e costante, missione che Landini assegna a se stesso e alla Cgil ha portata storica ed è la lotta senza paura ad ogni forma di riformismo.

Non a caso l’ultimo sciopero generale fu contro il Jobs Act. In Draghi Landini e la Cgil sentono odor di riformismo, meglio provare a soffocarlo in culla con uno sciopero generale, meglio, andasse male lo sciopero, sacrificarsi in campo aperto contro il peggiore e storico nemico: il riformismo. Ecco per un sindacato super potere massimalista, per questo sciopera chi sciopera il 16 dicembre.