Convegno Farefuturo, Fini: “In Italia la flessibilità del lavoro è solo precarietà”

Pubblicato il 11 Maggio 2010 - 11:19 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini

“L’Italia passa da un mercato del lavoro troppo rigido ad un eccesso opposto: oggi c’è una flessibilità che significa permanente stato di precarietà, e ciò anche in contraddizione con il resto dell’Europa”: lo afferma il presidente della Camera Gianfranco Fini intervenendo al convegno di Farefuturo sul tema “Oltre il Pil. I nuovi indicatori del benessere e la sostenibilità dello sviluppo”.

Fini cita, come esempio di situazione diversa da quella italiana, il caso della Germania. “In quel Paese – osserva il presidente della Camera – ci sono sì contratti a termine, ma con salari più alti. Da noi, invece, abbiamo un precariato con salari bassi, che sono spesso al di sotto del minimo indispensabile”.

Per questo, secondo Fini, serve “un mercato del lavoro più flessibile ma che garantisca anche una possibilità di futuro, un futuro che non sia condizionato da una sorta di permanente precarietà”.

Sulla crisi economica esplosa in Grecia, Fini pensa che sia la conseguenza della “assunzione di comportamenti economici e sociali che non tengono conto dei cambiamenti del mondo”. “Se ci si comporta da cicale” – ha detto – si è chiamati a rispondere di politiche non virtuose assunte nel passato.

Per Fini “Oggi la politica economica deve realizzare un equilibrio tra la compatibilità di bilancio e la necessità di essere altamente innovativa nello sviluppo”.  Le misure che indica sono “un attento controllo della spesa, una chiusura dei rubinetti che eviti il crack. Tuttavia governare significa indicare priorità, far prevalere certe strategie su altre. Per questo, se occorre controllare la spesa, è anche necessario destinare più risorse alla competitività del sistema”.

Il presidente della Camera prende le difese della Germania: “Dovrebbe essere incoraggiata la proposta avanzata dal cancelliere tedesco Angela Merkel per l’istituzione di un’agenzia di rating europea”.

“Alcune sentenze di agenzia di rating – spiega Fini – possono portare stati sull’orlo della bancarotta, anche se poi, magari, quelle sentenze non sono corrispondenti al vero”. A sostegno di questa tesi, il presidente della Camera cita il caso di “un’agenzia di rating che aveva promosso a pieni voti Lehman Brothers solo tre giorni prima del suo fallimento”.