Lavoro, il governo non ce la fa. Monti: decide il Parlamento

Pubblicato il 20 Marzo 2012 - 18:29 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –  Non c’è intesa tra il governo e le parti sociali sulla riforma del lavoro. Dopo i vertici notturni e quelli della mattina l’accordo appare sempre più lontano, una trattativa no stop che vede i protagonisti sempre più pessimisti. Particolarmente dura è stata la Cgil che ha detto: “Nonostante gli sforzi unitari per costruire una mediazione con il governo, l’esecutivo ha solo manifestato l’intenzione di manomissione dell’articolo 18. E’ più che fondato il timore che in realtà l’obiettivo del governo non sia un accordo positivo per il lavoro ma i licenziamenti facili”. E il premier Mario Monti che all’apertura del confronto si era augurato che “questa riunione possa essere conclusiva o quasi” ha poi proposto che venissero messe a verbale “le varie posizioni di accordo e disaccordo”. Interlocutore principale a questo punto diverrà il parlamento: il verbale, ha precisato Monti, “costituirà la base di proposta che il Governo presenterà successivamente al Parlamento”. Sembra prendere corpo l’ipotesi che il governo porti la riforma alle Camere attraverso una legge delega, escludendo quindi il ricorso ad un decreto legge.

Dopo il vertice di questa notte con il ministro Elsa Fornero, oggi ci sono stati una serie di incontri e contatti fra il governo e il leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, e Confindustria. Parallelamente è partito un confronto tecnico al ministero del Lavoro, in via Veneto, per la messa a punto del testo della riforma.

Secondo quanto riferito dai partecipanti alla riunione, il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha detto che sui contratti a termine sarà prevista una aliquota contributiva aggiuntiva per finanziare l’Aspi (il nuovo sussidio di disoccupazione) dell’1,4% sulla retribuzione ma saranno esclusi i contratti sostitutivi e quelli stagionali.

Stretta sui co.co.pro.Il Governo punta a rafforzare il contratto di apprendistato come contratto principale di ingresso nel mercato del lavoro. E’ quanto ha spiegato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, alle parti sociali. Fornero ha detto che bisogna investire nella formazione e non usare l’apprendistato come flessibilità. Il contratto a tempo indeterminato deve essere quello che “domina” sugli altri per ragioni di produttività e di legame tra lavoratore e impresa. Stretta anche sulle false partite Iva e sui contratti di associazione in partecipazione, limitati solo ai familiari di primo grado. Mentre per le partite Iva il rapporto di lavoro diventa subordinato dopo sei mesi se la prestazione è presso un mono-committente.

Articolo 18. Il reintegro nel posto di lavoro sarà possibile nei casi di licenziamento disciplinare considerato illegittimo dal giudice “nei casi gravi”.  Secondo indiscrezioni, esisterebbe una proposta di compromesso per sciogliere il nodo dell’articolo 18. L’ipotesi su cui si starebbe discutendo riguarda la possibilità di un indennizzo di 32 mensilità che varrebbe in caso dei licenziamenti disciplinari. Quest’ipotesi scatterebbe nel caso in cui il giudice scelga l’opzione dell’indennizzo e non del reintegro. L’indennità sarà al massimo di 27 mesi tenendo conto dell’anzianità. Per i licenziamenti economici giudicati illegittimi dal giudice il risarcimento previsto sarà un minimo di 15 mensilità e un massimo di 27 dell’ultima retribuzione.

Nuovi ammortizzatori sociali dal 2017. Ci sarà la transizione fino al 2016. Durante la trattativa, il governo aveva fatto riferimento al 2015 come anno per l’entrata a regime dei nuovi ammortizzatori. Questo, quindi, il quadro generale della riforma. “Entro venerdì si chiuderanno i testi. Oggi verbalizzeremo il vostro giudizio”, ha concluso Fornero.

Senza accordo la riforma andrà comunque in Parlamento, aveva detto domenica il ministro del Welfare. Intanto giunge solenne il pressing del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che definisce “grave il no all’intesa”. Un richiamo che il presidente del Senato Renato Schifani si è detto certo “non cadrà nel vuoto”.

”Diamo un giudizio positivo sulle linee guida della riforma”: così il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, al tavolo sul lavoro. ”Possiamo lavorare intensamente fino a fine settimana per migliorare la riforma”, aggiunge. Sull’articolo 18 ha detto:  ”apprezziamo la direzione del governo per una mediazione” fondata sul sistema dei nuovi ammortizzatori sociali per proteggere i lavoratori che escono dal mercato. ”Abbiamo raccolto l’invito alla responsabilità fattoci del presidente della Repubblica”.

Meno ottimista il segretario della Uil, Luigi Angeletti, secondo il quale “per un giudizio positivo” sull’impianto della riforma del mercato del lavoro ”servono modifiche”. La Direzione della Uil, aggiunge Angeletti, ”domani è chiamata a dare un giudizio sull’insieme della riforma”. Intanto, fa ”una prima valutazione” anche sull’articolo 18: ”Ho apprezzato che sia stato scritto che in caso di licenziamento disciplinare senza giusta causa il giudice non possa fare altro che reintegrare il lavoratore. Per i licenziamenti economici, invece, avevamo chiesto che fosse delegata al giudice la possibilita’ di decidere tra indennizzo o reintegro: il testo che ci e’ stato letto non dice cosi’. Noi chiediamo inoltre che l’impresa informi le rappresentanze sindacali delle ragioni per cui si dovrebbe procedere ad un licenziamento: spetta alle imprese provare che ci sono le condizioni oggettive e il giudice dovra’ valutare sentendo anche le rappresentanze sindacali. Queste – conclude – sono alcune delle modifiche da apportare perche’ la Uil possa esprimere un giudizio sostanzialmente positivo”.