Lega contro Lega. I leghisti del Canton Ticino contro lo scudo fiscale. Una lettera a Bossi

Pubblicato il 19 Ottobre 2009 - 11:21 OLTRE 6 MESI FA

Un merito dello scudo fiscale è senz’altro averci fatto scoprire che la Lega è un partito transnazionale. In nome della comune fede politica, il segretario leghista del Canton Ticino, Giuliano Bignasca, si è rivolto direttamente a Bossi con una missiva pubblica: gli chiede di intervenire e bloccare l’entrata in vigore dello scudo fiscale, misura contro la quale sta montando il malcontento a Lugano e dintorni.

Il risentimento contro il governo italiano è forte: «Il nostro cantone si trova sotto la pressione della campagna mediatica montata da Tremonti e ci troviamo con i confini monitorati dalle telecamere manco fossimo uno stato balcanico!» grida Bignasca, annunciando prossime ritorsioni.

Sono 50 mila i frontalieri che ogni giorno attraversano il confine ed è facile immaginare i disagi se si procedesse a una stretta sui controlli quotidiani. Ma questione più importante, perchè minaccia direttamente il portafoglio, i ticinesi, con un ampio spiegamento politico, chiedono di non versare più all’Italia la quota di tasse pagata in Svizzera dai lavoratori frontalieri. Finora il Cantone riversa ai comuni italiani di frontiera, quasi tutti amministrati dalla Lega Nord, il 40% delle imposte prelevate ai frontalieri.

«Caro Umberto, il Ticino ti ha sempre aiutato, è arrivato il tuo momento» è l’avvertimento di Bignasca al Senatur, da leghista a leghista. In Italia però, la Lega, assunto oramai un solido profilo istituzionale, risponde picche. «Pazienza – commenta il senatore leghista e vicepresidente della commissione bilancio frontalieriGaravaglia – se qualche lavoratore italiano perderà il posto in Svizzera vedremo di ricollocarlo da noi».