Legge di Stabilità: sì alla Tobin Tax. Giustizia sociale o favore a Londra?

Pubblicato il 10 Ottobre 2012 - 11:56 OLTRE 6 MESI FA
Con la Legge di Stabilità introdotta la Tobin Tax sulle transazioni in Borsa

ROMA – Legge di Stabilità: il Governo ha detto sì alla Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie. In questo modo, si aggiunge ad altri 10 paesi dell’Unione Europea che ne hanno deciso l’adozione, rendendola compatibile con i trattati (minimo 11 membri per le “cooperazioni rafforzate”). Una tassa sulle operazioni in Borsa che è stata descritta a “geometria variabile”, perché rimangono esclusi larghi pezzi dell’Unione e dell’area euro, senza contare gli Stati Uniti. In particolare, Mario Monti era molto scettico (benché fu allievo del professor Tobin) perché in questo modo si favorisce ancor di più Londra: la City vale già ora da sola il 70% del totale degli scambi finanziari.

Monti, insieme alla Spagna, aveva atteso prima di sottoscrivere l’accordo sulla Tobin Tax subordinandolo agli impegni da assumere per proteggere gli stati dalle fluttuazioni dello spread. Germania e Francia avevano spinto per l’adozione: Merkel aveva accettato in cambio di un più proficuo rapporto con i socialdemocratici tedeschi, Hollande l’aveva promessa in campagna elettorale. Funzionerà, non funzionerà? E’ presto, soprattutto per le sinistre europee, per cantar vittoria. Da un punto di visto politico, la tassa è importante, a cominciare dal suo aspetto simbolico, per riportare al centro del dibattito europeo la responsabilità nella crisi del sistema finanziario. Un risultato notevole sul piano della giustizia sociale.

Nel frattempo però la sua introduzione a macchia di leopardo consentirà agli istituti e le società d’affari più scaltri e attrezzati di dirottare le transazioni proprio sui paesi Tobin Tax “free”. Per dire, la Tobin varrà a Francoforte, Parigi, Milano, Madrid, ma non a Londra, ad Amsterdam o Varsavia. Tuttavia le società finanziarie dovranno acconsentire a procedure più stringenti in fatto di trasparenza e comunicazione. Inevitabili perplessità suscitano la mancata definizione su merito e metodo dell’applicazione della nuova tassa. A quanto sarà fissata l’aliquota? La base d’asta, diciamo così, è stata stabilita dalla Commissione Europea: 0,1% su azioni e obbligazioni, 0,01% sui prodotti derivati.

Con il gettito cosa si farà? Non è stato deciso e questo è un punto di debolezza. Però, nota Carlo Bastasin sul Sole 24 Ore, al di là dei difetti visti, “essa rappresenta un nuovo strumento fiscale omogeneo che apre la strada a una personalità fiscale attiva dell’area euro in grado di redistribuire reddito, come un governo federale, e non solo di limitare i bilanci pubblici. Un passo in avanti, o meglio, un potenziale strumento di avanzamento nell’auspi9cata integrazione politica dell’Europa.