Legge sul “Made in Italy”, primo sì dalla Camera

Pubblicato il 10 Dicembre 2009 - 17:10 OLTRE 6 MESI FA

Saranno “Made in Italy” solo le scarpe, i vestiti e gli articoli in pelle prodotti prevalentemente in Italia: è quanto prevede il disegno di legge approvato oggi quasi all’unanimità alla Camera (543 sì, un no e due astenuti)  e che passa ora al Senato. Il testo mira ad assicurare la tracciabilità dei prodotti del tessile, della pelletteria e del calzaturiero. L’obiettivo è quello di tutelare i consumatori sul processo di lavorazione e sulla sicurezza di questi prodotti, consentendo di distinguere chiaramente il prodotto che sia realizzato in Italia.

Secondo il testo per approderà presto a palazzo Madama, la denominazione “Made in Italy” potrà essere usata esclusivamente per prodotti finiti le cui fasi di lavorazione abbiano avuto luogo prevalentemente nel territorio italiano; in particolare, se almeno due delle fasi di lavorazione sono state eseguite nel territorio italiano e se per le rimanenti fasi è verificabile la tracciabilità. I prodotti che non potranno essere marchiati come “Made in Italy” dovranno essere obbligatoriamente etichettati con l’indicazione dello Stato di provenienza.

Il testo della legge stabilisce che «nell’etichetta dei prodotti finiti e intermedi l’impresa produttrice deve fornire in modo chiaro e sintetico informazioni specifiche sulla conformità dei processi di lavorazione alle norme vigenti in materia di lavoro, sulla certificazione di igiene e di sicurezza dei prodotti, sull’esclusione dell’impiego di minori nella produzione, sul rispetto della normativa europea e sul rispetto degli accordi internazionali in materia ambientale».

Con la nuova norma aumentano anche le pene per chi sgarra. La mancata o scorretta etichettatura dei prodotti e l’abuso della denominazione “Made in Italy” saranno puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da 10 mila a 50 mila euro. Nei casi più gravi la sanzione può essere aumentata fino a due terzi, nei casi meno gravi invece è diminuita nella medesima misura. La merce è sempre oggetto di sequestro e confisca. Se queste violazioni sono reiterate allora sono sanzionate penalmente, con la reclusione da 1 a 3 anni.

Qualora, poi, vengano commesse tramite apposita organizzazione, sono soggette alla reclusione da 3 a 7 anni. Se ad abusare del ‘made in Italy’ sono le imprese, la sanzione andrà da 30mila a 70mila euro oltre al sequestro e alla confisca delle merci; la reiterazione della violazione comporta la sospensione dell’attività d’impresa da un minimo di un mese ad un massimo di un anno.

Adolfo Urso, vice ministro dello Sviluppo economico con delega al commercio che si è astenuto alla votazione ha chiarito che il testo approvato dalla Camera è «una bandiera, un’affermazione di principio. Questa legge ci darà più forza in sede europea per convincere i Paesi partner a varare il nuovo regolamento sull’etichettatura obbligatoria e, quindi, a tutela del made in Italy». Secondo Urso, quindi, «la soluzione del problema è solo in Europa e, in quella sede, porteremo la volontà comune del Parlamento italiano affinché siano tutelati i consumatori, le imprese e il lavoro italiano ed europeo».