Legge di stabilità: mutui e spese mediche e dipendenti, le nuove detrazioni

Pubblicato il 3 Novembre 2012 - 10:31 OLTRE 6 MESI FA
Mario Monti (LaPresse)

ROMA – Via la retroattività, più detrazioni per le famiglie e via dal tetto di 3mila  euro gli interessi passivi del mutuo.  La nuova legge di stabilità, quella che accantona il taglio dell’Irpef e punta sulla riduzione del cuneo fiscale, prende forma. E i cambiamenti che interessano le famiglie, come spiega sul Corriere della Sera, Enrico Marro, non mancano.

Come per esempio l’idea di rivedere la franchigia di 250 euro, a partire dalle spese mediche. L’idea dei tre relatori,  Renato Brunetta (Pdl), Pier Paolo Baretta (Pd) e Amedeo Ciccanti (Udc), è che possano essere escluse oppure considerate nel loro insieme anziché per singola ricevuta. Il perché lo spiega con chiarezza proprio Baretta: “La norma della legge di Stabilità va sicuramente rivista perché produce effetti paradossali in quanto la franchigia si applica a ogni singola spesa”. Quali paradossi? Uno è palese. Chi durante l’anno ha tante spese mediche tutte inferiori ai 250 euro non può detrarre nulla anche se a fine anno finisce per spendere migliaia di euro. Al contrario chi ha una sola spesa, magari da 300 euro, può godere della detrazione. Nel dettaglio può detrarre il 19% dell’eccedente i 250 euro.

C’è accordo anche per quanto riguarda il capitolo mutui. Spiega Marro sul Corriere:

“Essendo questo limite valido per l’insieme delle spese detraibili, chi ha un mutuo fa presto a raggiungere i 570 euro sottraibili dall’imposta (il 19% di 3mila euro) e non può quindi detrarre nient’altro”.

Resta però un limite invalicabile posto dal governo: i saldi. La legge di stabilità, al di là del singolo provvedimento, deve portare in cassa 10 miliardi e da questo non si può derogare. Un piccolo aiuto contabile è arrivato venerdì dai dati del fabbisogno dello stato che, a ottobre, è sceso 58,5 miliardi rispetto ai 60,9 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedenti.

I conti sulla Legge di stabilità li fa con precisione sempre Marro: “Con l’abbandono del disegno iniziale, che prevedeva il taglio di un punto delle prime due aliquote Irpef sui redditi fino a 28 mila euro, si liberano risorse nel 2013 per 4,3 miliardi circa. Quasi 1,2 devono però essere destinati a coprire il mancato aumento di un punto dell’aliquota Iva al 10% dal prossimo mese di luglio. Inoltre, per eliminare la retroattività  al 2012 della stretta su deduzioni e detrazioni serve poco più di un miliardo. Dei 4,3 miliardi ne restano quindi circa 2. Secondo l’intesa di massima tra maggioranza e governo, dovrebbero essere destinati in particolare alla riduzione del cuneo fiscale, cioè la differenza tra il costo del lavoro per l’impresa e il salario netto che va al lavoratore. Ma se si interverrà anche per mitigare la stretta a base di tetti e franchigie, che, al netto della retroattività, vale un miliardo, il tesoretto per tagliare il cuneo si alleggerirà di conseguenza”.

Possibile quindi che resti qualche soldo per intervenire sulle detrazioni. Il Pd punta su quelle per il lavoro dipendente mentre l’Udc ha a cuore quelle sui figli a carico. Quanto sarà possibile intervenire e limare, però, dipende dalle risorse residue. Anche perché sul tema i tre relatori hanno posizioni diverse. Brunetta, infatti, più che sull’aumento delle detrazioni vorrebbe piazzare i soldi per premiare i salari di produttività. I dettagli, insomma, sono ancora tutti da aggiustare.