LEHMAN BROTHERS, BUFERA SULLE BORSE: BUSH, ECONOMIA USA SOLIDA

Pubblicato il 15 Settembre 2008 - 12:02 OLTRE 6 MESI FA

Lehman Brothers ha avviato la procedura fallimentare. La banca d’affari statunitense ha chiesto alle autorità americane di far ricorso al "Chapter 11" che le consentirà di procedere alla ristrutturazione, mentre vengono congelate le iniziative autonome dei suoi singoli creditori. Una decisione presa dopo che la banca d’affari non è riuscita a trovare un acquirente che si facesse carico dei suoi 60 miliardi di dollari di attività sull’immobiliare a elevato rischio. Ora i 26.000 dipendenti perderanno probabilmente il posto di lavoro. Lehman in Europa conta su 6 mila dipendenti. Nelle sedi italiane i dipendenti sarebbero complessivamente 140, di cui 120 operativi su Milano e i restanti 20 su Roma.

FALLIMENTO RECORD – Il fallimento di Lehman è il più grande nella storia delle bancarotte mondiali. Lehman ha superato infatti il crac di WorldCom, il gruppo telefonico che finì in amministrazione controllata nel 2002. Lehman ha un debito pari a circa 613 miliardi di dollari. Tutte le borse europee hanno subito pesanti perdite. L’apertura di Wall Street, come del resto era stato preannunciato dall’andamento dei futures, è subito in pesante ribasso. Male soprattutto il Nasdaq, giù di oltre il 2,5%, mentre lo S&P500 perde quasi un punto e mezzo. Il Dow Jones, che all’inizio conteneva la perdita in meno di un punto, è poi precipitato rapidamente oltre il -2,5%.

BUSH: LIMITARE I DANNI – «Siamo al lavoro per ridurre l’impatto della crisi finanziaria sull’economia», ha detto il presidente Usa George W. Bush in una breve conferenza stampa alla Casa Bianca. La situazione è critica, ha aggiunto, e «nel breve periodo l’impatto potrebbe essere grave», ma il governo americano «sta lavorando per ridurre l’effetto negativo delle turbolenze». Bush ha sottolineato di essere in continuo contatto con il segretario al Tesoro, Henry Paulson, e con la Securities and Exchange Commission (la Consob statunitense) allo scopo di «promuovere la stabilità». Il presidente si è detto «fiducioso» circa la capacità dell’economia americana, che «rimane solida», di «bilanciare aggiustamenti sui mercati finanziari».

E Bank of America COMPRA MERRILL – Il passo è diventato inevitabile dopo che gli ultimi potenziali acquirenti si sono defilati: la Bank of America si è infatti lanciata sull’acquisto della banca d’affari Merrill Lynch (accordo per 50 miliardi di dollari, con un premio del 70% rispetto alla chiusura della quotazione di Wall Street di venerdì scorso), mentre la britannica Barclays non ha voluto procedere dopo che il governo americano ha chiarito che non avrebbe garantito i debiti di Lehman.

LA CRISI – Lehman Brothers, fondata 158 anni fa, è stata messa in ginocchio dalla crisi dei mutui. Il tracollo è anche il frutto della decisione del Tesoro e della Fed di concedere col contagocce i soldi dei contribuenti americani per Lehman, a differenza di quanto avevano fatto a marzo per Bear Stearns, il cui crac era stato attenuato, grazie ai 30 miliardi che la Fed aveva messo a disposizione di Jp Morgan accorsa a salvarla. Anche una settimana fa, di fronte alla crisi di insolvenza di Freddie Mac e Fannie Mae, le autorità avevano optato per una rete di salvataggio, che costerà non meno di 200 miliardi di dollari. In questi giorni però, di fronte al crac di Lehman, Fed e Tesoro si sono dimostrate restie ad intervenire.

ESPOSIZIONE – L’esposizione di Lehman Brothers nel settore dei mutui residenziali ammontava alla fine di agosto a 13 miliardi di dollari, mentre quella sui mutui commerciali a 33 miliardi di dollari. Lo evidenzia il «Wall Street Journal» secondo cui la liquidazione di Lehman Brothers potrebbe provocare un’ondata di «fire sale» nei due settori abbattendo ulteriormente il valore degli asset detenuti dagli altri istituti di credito. Lehman, precisa il quotidiano finanziario Usa, è anche fortemente interconnesso con moltri altri mercati come quelli sui credit-default swap di cui è uno dei top 10 player.

GOLDMAN SACHS E MORGAN STANLEY A RISCHIO – E ora l’attenzione è sulle due banche d’affari americane rimaste apparentemente in piedi, ovvero Goldman Sachs e Morgan Stanley. A questo punto, cosa accadra’ a Goldman Sachs e Morgan Stanley? Molti investitori ritengono che Morgan Stanley potrebbe essere costretta a una fusione con un’altra banca, come fa notare la stessa agenzia di stampa Dow Jones. Tuttavia altri esperti mettono in rilievo come non ci sia al momento un colosso che possa acquistare Morgan, se si considera che ormai Bank of America, con l’acquisto di Merrill Lynch, sara’ in effetti fuori gioco. Ci sarebbero si’ Wells Fargo e US Bancorp, ma nessuna delle due ha manifestato un interesse per rilevare una societa’ grande del calibro di Morgan Stanley. Ed e’ anche per questo motivo che secondo Nancy Bush, analista di NAB Research, l’unico potenziale acquirente potrebbe essere proprio Goldman Sachs. A meno che non si considerino le grandi banche straniere, tra cui Barclays, che aveva manifestato un interesse per Lehman, per poi fare dietrofront. Nessun commento e’ arrivato al momento da Goldman Sachs, sebbene il colosso abbia diffuso un comunicato in cui conferma la responsabilita’ per tutte le azioni quotate che per il loro trading hanno utilizzato Lehman Brothers.

LICENZIAMENTI – La bancarotta di Lehman Brothers, oltre a mandare a picco le Borse, sta avendo gravi ripercussioni sul fronte occupazionale. Solo in Europa, riferisce l’Adnkronos, sono stati licenziati seimila dipendenti.

FONDI – Per far fronte a una mancanza di liquidità, la Bce ha inserito nel mercato 30 miliardi di euro, più altri 6,4 la Banca d’Inghilterra. Dieci banche (Bank of America, Citibank, Barclays, Credit Suisse, Ubs, JpMorgan, Merrill Lynch, Goldman Sachs, Deutsche Bank e Morgan Stanley) hanno dato vita a un fondo di 70 miliardi con il quale si assicurano liquidità aggiuntiva a sufficienza. Le risorse del fondo possono anche aumentare se altre istituzioni decidessero di aderire all’iniziativa. Non c’è nessun nome italiano tra i 30 maggiori creditori non garantiti di Lehman Brothers nel documento depositato al tribunale di New York. «La nostra esposizione con Lehman Brothers è limitata», ha riferito l’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo.