L’Europa in crisi non paga il gas alla Russia. Rischio di inverno al freddo?

Pubblicato il 29 Settembre 2009 - 15:41 OLTRE 6 MESI FA

La stagione invernale non è ancora iniziata ma sembra esserci il rischio che tra la Russia e l’Europa inizi una nuova “guerra” del gas. Questa volta però il responsabile della situazione non è l’Ucraina, ma sono invece i paesi dell’Europa occidentale che si rifiutano di pagare le bollette a Gazprom.

A causa della crisi, l’Europa ha ridotto gli acquisti di gas naturale dalla Russia di circa il 30%; tuttavia in base ai contratti in vigore, questi paesi sono costretti a pagare Gazprom anche se di gas ne hanno ancora. Sono infatti queste le condizioni dei contratti a lungo termine firmati col gigante russo del gas: i contratti siglati si basano tutti sul principio fondamentale di “take or pay” (prendi o paghi).

Il suo meccanismo è semplice: i paesi europei sono obbligati a prendere il volume del gas che è specificato nel contratto. Se si riducono le esigenze diverse, si deve pagare lo stesso per evitare sanzioni economiche. Tale principio prima che arrivasse la crisi era conveniente a  tutti: gli europei erano sicuri di essere forniti costantemente ricevendo così tutto il gas di cui avevano bisogno, mentre per la Gazprom questa rappresentava la possibilità di avere ricavi costanti che permettessero di pianificare l’estrazione di gas.

L’importo della sanzione per gli europei è di quasi 3 miliardi di dollari: ora, i negoziatori che rappresentano i paesi europei hanno trovato a loro favore molti argomenti, tra cui il modo in cui la Gazprom ha deciso il suo approvvigionamento.

«Se mi metto insieme alla moglie di un altro uomo, non è detto che tutti debbano andare a letto con mia moglie» spiega Victor Baranov, Presidente dell’Unione dei produttori di gas indipendenti. «Il modo in cui abbiamo risolto i problemi con l’Ucraina e il Turkmenistan, riguarda solo la nostra azienda. Gli obblighi contrattuali devono essere eseguiti».

In realtà, secondo molti esperti la Gazprom e le società europee sono già d’accordo, se non altro per evitare una nuova disputa di gas prima dell’inverno di cui nessuno ne ha bisogno.