Londra hub mondiale dell’Ict, 300mila nuovi posti entro il 2020

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Novembre 2013 - 14:33 OLTRE 6 MESI FA
Londra hub mondiale dell'Ict, 300mila nuovi posti entro il 2020

Londra hub mondiale dell’Ict, 300mila nuovi posti entro il 2020

ROMA – “La crisi? Quale crisi…” Londra è l’isola felice della Gran Bretagna, capace di produrre da sola un terzo dell’economia nazionale. Batte Hong Kong e schianta New York nell’economia della conoscenza con un milione e mezzo di persone occupate a fronte del milione e duecentomila che si contano nella metropoli statunitense o dei 630mila di Los Angeles. L’indotto fa il resto, se è vero che ogni posto di lavoro in questi settori ne genera almeno altri due fra le professioni di “sostegno” ovvero fra i servizi creati indirettamente. Questo, secondo lo studio di Deloitte, darà vita, entro il 2020, ad altri 300mila nuovi impieghi.

“Nei servizi finanziari ci attendiamo un progressivo calo dell’occupazione, in quanto le banche sono molto meno attraenti per le giovani generazioni di quanto lo fossero nel 2008. Londra conferma quindi – si legge nel rapporto di Deloitte – la grande capacità di adattarsi ai cambiamenti dei trend economici…piazzandosi al primo o al secondo posto nella maggior parte dei 22 settori considerati (dove figura, timidamente, anche Milano, unica città italiana, al quarto posto nella produzione di software e programmazione dei computer, ndr)”.

Deloitte – riporta il Sole 24 Ore – va oltre l’analisi e indica cinque punti chiave che la capitale britannica – ma crediamo siano applicabili a qualsiasi altra realtà metropolitana europea – dovrà seguire. Il primo suggerimento è la creazione di un Chief talent officer, commissario che dovrà mettere ordine all’offerta pubblica e privata, ottimizzando il contesto per individuare e incentivare le persone più capaci e meritevoli. Segue poi l’esigenza di nuove infrastrutture e soprattutto di abitazioni in un contesto – quello londinese – dove le case scarseggiano. La terza raccomandazione riguarda maggiore liberalità nella concessione dei visti, procedura complessa per un Paese che non appartiene all’area Schengen. Il quarto punto insiste sulla creazione di stabili liaison fra università e imprese. Il quinto è un invito alla stessa Londra, affinché, cioè, vada oltre i propri confini gettando ponti con il resto di un Paese che s’allontana sempre più dagli standard record inalberati dalla capitale.