Capo dei tassisti contro le liberalizzazioni: “Giù le mani dalle licenze”

Pubblicato il 10 Gennaio 2012 - 10:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Loreno Bittarelli, leader dei tassisti e presidente del radiotaxi 3570 (quindi di tutti i tassisti romani) in un’intervista rilasciata a Luca Telese per il Fatto Quotidiano ha detto: “Non faremo la fine delle imprese di pulizia”.

Bittarelli, secondo dei non eletti nelle liste del Pdl nel 2008, accusato di aver politicizzato i tassisti romani, si difende: “Sono orgoglioso della tessera Pdl, il vecchio governo non ha fatto nulla, ma questo vuole ammazzarci”. Al governo Berlusconi rimprovera di non avergli concesso il riconoscimento di lavoro usurante. “Il sito Inps dice che siamo il secondo mestiere più duro, ma non ai fini previdenziali”.

In una nota dello scorso 8 gennaio aveva annunciato: “Se il Governo Monti recepisse in un suo provvedimento il progetto di riforma del servizio taxi dell’Antitrust, non sarebbe più un Governo tecnico, ma un Governo politico”. “Infatti i principi suggeriti dall’Antitrust – aggiungeva – sono identici a quelli della versione originaria del decreto Bersani varato nel 2006 dal Governo Prodi: via il cumulo delle licenze, ingresso delle società di capitali e seconda licenza concessa come finto risarcimento a coloro che ne sono già titolari”.

Si dice solidale con gli edicolanti, un po’ meno con i farmacisti perché “la licenza di farmacia vale un milione di euro”. Più di tutti teme la Marcegaglia: “Non siamo in Confindustria noi! – esclama – ma non è un mistero che cosa vogliono: licenze multiple e lavoratori schiavi sul modello delle cooperative delle pulizie che prenderanno 600 euro al mese”. E alla domanda sul perché non vogliono rinunciare alla licenza negoziabile risponde che “è la nostra liquidazione. Lavoriamo 35-40 anni e prendiamo 600 euro di pensione”.

Sul piede di guerra, il capo dei tassisti, ha poi lanciato la sua sfida al governo Monti:  “Sabato riempiremo il circo Massimo. Solo con i fuori turno, stiamo solo scaldando i motori”.