Manovra. Berlusconi frena Tremonti: “Serve esame politico”

Pubblicato il 21 Maggio 2010 - 22:17| Aggiornato il 2 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti

Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha chiesto un varo veloce della manovra economica. Ma un esame politico, che serve ad evitare tensioni nel Pdl, potrebbe rallentarne il varo, anche se solo di qualche giorno. Il premier Silvio Berlusconi ha così avviato un confronto con il titolare del Tesoro, che ha cenato con lui a Palazzo Grazioli, con l’obiettivo di favorire maggiore collegialità all’interno della maggioranza che consenta di arrivare ad una “sintesi politica” sul pacchetto presentato dal ministero dell’Economia.

Sono ore frenetiche: la frase del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ben sintetizza il lavoro forzato a cui sono sottoposti tutti i ‘protagonisti’ che stanno partecipando alla messa a punto della manovra 2011-2012 che, per il tesoro, dovrebbe ancora vedere la luce martedì. Il varo, anche se ci sarà il passaggio politico,sarà rapido e non dovrebbe superare il prossimo fine settimana.

All’incertezza sui tempi è dovuto anche la mancata convocazione dei sindacati. Di data “incerta” parla infatti il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Certo l’agenda dei prossimi giorni è impegnativa per il governo e Tremonti. Giovedì c’é l’assemblea di Confindustria e poi una riunione a Parigi dell’Ocse. Ma l’ appuntamento con l’Ecofin di lunedì 7 giugno, lascia ancora una settimana di margine per scegliere e limare le misure. Sui contenuti non vi sarebbero divisioni, ma semmai la necessità di inviduare le soluzione più idonee all’interno dei singoli capitoli. In particolare l’approfondimento riguarderebbe il “tetto” oltre il quale applicare il taglio agli stipendi dei dirigenti pubblici (la forbice varia tra 80.000 e 100.000 euro) e dunque la platea interessata, i tempi della la chiusura delle finestre pensionistiche, e la tracciabilità dei pagamenti in contanti ai fini anti evasione.

Per quanto riguarda le cifre si parla ancora di un intervento che potrebbe sfiorare i 28 miliardi di euro ed esser messo nero su bianco attraverso un decreto (che avrebbe un effetto sul 2009 rifinanziando alcune voci ‘incomprimibili’ di spesa) e un Ddl che riguarderebbe invece i prossimi due anni. Sul fronte delle misure altre due ipotesi prendono forma oggi: quella di far confluire nell’Inps alcuni enti previdenziali più piccoli e l’idea di dare una stretta sulla tracciabilità dei pagamenti. Un ‘classico’ tra le armi per la lotta all’evasione.

E, da quanto si apprende,  la norma che prevede il taglio agli stipendi dei super manager della P.a. (oltre 100.000 euro) sarebbe “rischiosa” e dunque potrebbe saltare perché a rischio di incostituzionalità. Questo anche se la norma viene invece caldeggiata dalla Cgil ma decisamente contrastata da chi ne sarà colpito, i dirigenti pubblici. E il dibattito politico segue anche oggi lo stesso copione con il Pd decisamente all’attacco e alcuni sindacati (e in particolare quello della Cgil che raggruppa la scuola, la ricerca, l’università e formazione professionale, ecc) che chiede senza mezzi termini di proclamare lo sciopero generale. Molte categorie, investite dalle ipotesi che circolano da giorni continuano a protestare: i medici sono pronti alla mobilitazione in caso di ulteriori tagli al servizio sanitario nazionale (si parla di risparmi di 5 miliardi per l’intero sistema).

Molte le rassicurazioni arrivano anche oggi dagli esponenti del Governo: la manovra, dice il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, non vedrà l’introduzione di nuove tasse, né interventi strutturali, cioé le pensioni. Questo anche se nel ‘mix’ di misure allo studio spunta con insistenza un intervento (ma una tantum) lo slittamento di alcune finestre per andare in pensione. Si tratterebbe però di 2 o 3 mesi come conferma anche il titolare della Farnesina Franco Frattini, che parla appunto di “misure temporanee”.

Toccare le pensioni strutturalmente, ribadisce inoltre il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, “sarebbe un grave errore”. E se le pensioni non si toccano c’é però da intervenire sulla spesa pubblica, anche quella degli enti locali (in questo caso si parla di un contributo di 4 miliardi): “certamente – dice infatti Sacconi – dobbiamo ripensare il perimetro della spesa corrente dello Stato e delle amministrazioni locali”. Di lotta agli sprechi parla anche Frattini: saranno certamente misure che colpiranno gli sprechi e quella larga evasione che ancora esiste. Misure che ristruttureranno il sistema delle amministrazioni che oggi è fonte di sprechi di spese inutili”.

Nel mirino del Governo, già da tempo, ci sono come noto gli enti oggi considerati “inutili”. Su questo interviene ancora Bonanni: “ci sono troppi enti, troppi livelli amministrativi”. Per completare il novero delle ipotesi da ricordare anche un primo modulo di semplificazione del sistema fiscale attraverso una revisione delle detrazioni, il ‘concordato’ sulle case fantasma (2 miliardi), l’intervento sulle liquidazioni della P.a., la lotta a evasione ed elusione fiscale, il rafforzamento degli incentivi alla produttività del lavoro, la proroga della sospensione delle tasse per i terremotati dell’Abruzzo, la probabile conferma del blocco del turn-over nella p.a.. Insomma “sono ore frenetiche” – come dice Marcegalia – ma c’é chi non è convinto: serve “una vera manovra economica – dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani – e non l’ennesimo tirare a campare”.