Manovra, Tremonti sprizza di gioia e annuncia: “Intervento giusto. Abbiamo fatto il nostro dovere”

Pubblicato il 26 Maggio 2010 - 19:42| Aggiornato il 2 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti

“Una manovra così la fa il presidente del Consiglio, non un ministro o una parte del Governo”. Giulio Tremonti è raggiante durante la conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, convocata a Palazzo Chigi per presentare la manovra economica 2011-2012. Sottolinea che la mano che si nasconde dietro al testo ufficiale della manovra non è la sua, “non quella di “un ministro” dice,  ma quella del premier appunto che gli sede accanto e ascolta in silenzio.

C’è voluta quasi mezz’ora perchè la conferenza cominciasse ma ora il titolare dell’Economia può esultare: “la manovra è un intervento giusto tempestivo ed efficace. Fatto per il bene comune contenuto nel bilancio pubblico”. Si tratta insomma di “una cosa giusta fatta nel tempo giusto. In una parola abbiamo fatto il nostro dovere. Non c’erano alternative per tempi e contenuti”.

“Per l’Italia –  ha proseguito Tremonti – la soluzione della crisi drammatica e le scelte fatte a valle sono una relativa anticipazione rispetto all’impegno assunto in Europa già nel dicembre del 2009. Noi abbiamo anticipato di un mese il decreto che avremmo comunque dovuto fare sulla linea dei dati suggeriti dall’Ue”. Il titolare dell’Economia, in risposta alle critiche, ha citato gli apprezzamenti ricevuti dall’Europa:

“Di positivo rispetto al decreto abbiamo la dichiarazione del commissiario Rehn di oggi secondo cui ‘L’Italia ha sviluppato misure importanti che vanno nella giusta direzione e ha dato un contributo fondamentale alla credibilità dell’eurozona”. Dichiarazioni positive sono simultaneamente state espresse – ha ricordato Tremonti – dall’Ocse e dall’agenzia di rating Standard & Poor’s “che vede una prospettiva di stabilità nel lungo termine”.

Innanzi tutto bisognava tenere conto dei limiti di finanza pubblica: “Primum vivere”. E’ l’imperativo di Tremonti circolato nei giorni scorsi e che riecheggia anche ora a Palazzo Chigi. Dunque, per tenere in piedi l’eurozona, “tutti devono ridurre il debito”. “E’ la priorità . Quello è il nostro dovere”.

Le cifre sono quelle già dette. 12 miliardi sul 2011; 24 miliardi e qualcosa in più sul 2012. “È difficile fare la tara precisa – dice il ministro – con un’economia che è in cambiamento e il futuro non è uguale al passato è complicato centrare lo 0,02% su come sarà il pil nel 2011 o 2012”. Una manovra così, assicura però Tremonti, non significa solo “circoscrivere il perimetro dello Stato, ma soprattutto ridurne il peso”. Poi entrando in dettaglio spiega: “è un testo molto complesso, fatto di 54 articoli divisi su tre capi e che presentiamo in due parti una relativa alla competitività economica e una parte sulla sostenibilità finanziaria”.

“La competitività per noi – aggiunge –  è una serie di norme che possono essere efficaci pur nella loro sperimentalità”. Il ministro dell’Economia ha infatti voluto sottolineare gli “strumenti innovativi” che serviranno, nell’ottica  del governo, a stimolare l’economia. Si tratta dei contratti di produttività, un contratto collettivo che collega gli aumenti dei salari all’incremento della produttività; della fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno e cioè zero Irap per i nuovi insediamenti produttivi; delle reti di imprese che permetteranno di ottenere risparmi di fiscalità e una maggiore bancabilità e delle zone a burocrazia zero, cioè uno sportello unico per ottenere qualsiasi licenza.

“La prima norma è molto importante – spiega l’inquilino di via XX Settembre –  si tratta del ‘contratto collettivo di produttività’ che collega gli aumenti dei salari all’incremento della produttività delle imprese”. Un vero e proprio “premio fiscale e contributivo” previsto dal governo per chi si dimostra virtuoso. “Questo contratto allinea il nostro sistema e perfeziona i modelli contrattuali sulle imprese all’estero”. Poi il riferimento alla ricerca: “Pensiamo sia giusta una dote, un premio anche alla ricerca e all’innovazione: sarà così più facile presentare all’estero il nostro sistema con questo strumento nuovo”.

Secondo punto, per il titolare dell’economia, è la fiscalità del Mezzogiorno: “c’é un dividendo positivo del federalismo: la fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno”. Una fiscalità che, ricorda, è stata “spesso negata in Europa. Ma siamo convinti che possono dire di sì a un’ipotesi che non è un regime differenziale tra nord e sud ma un anticipo di quello che sarà poi al nord: cioé ‘zero Irap’ per i nuovi insediamenti produttivi”.

Terzo strumento: le reti di imprese. “Sono liberi contratti tra liberi imprenditori che decidono di mettersi insieme liberamente” con numerosi vantaggi: grandi risparmi di contabilità, alcuni benefici fiscali consentiti dall’Europa, ma soprattutto le reti di imprese permettono di compensare l’Iva attiva e passiva e offrono una maggiore bancabilità: “un conto è andare in banca da soli -spiega – un conto è avere alle spalle una rete”.

Arrivano poi le ‘zone a burocrazia zero”:  come annunciato dal  ministro dell’Economia a Palazzo Chigi. “Si tratta di aree  identificate nelle regioni, immaginiamo a partire dal Mezzogiorno, dove ci sarà un responsabile del governo per tutta la burocrazia, commissario o prefetto, e dove ci sarà – aggiunge – uno sportello unico”.

Confermato il 10% di tagli alle spese sui ministeri, sottosegretari e ministri di altri enti centrali, dovuti a soppressione, riordino o definanziamento di diversi enti. “Sono stati eliminati 27 enti, tra rilevanti e non” spiega Tremonti che si sofferma sul giusto accorpamento di molti enti previdenziali come l’Inps.Per quanto riguarda le Regioni, spiega Tremonti “la riduzione di spesa prevista è abbastanza consistente ma non insostenibile: siamo intorno ai 4,5 miliardi”. Per il pubblico impiego “c’é un congelamento per un periodo triennale mentre molti altri Paesi hanno operato un taglio”.

Poi si sofferma sulle pensioni di invalidità. “L’aumento della spesa dipende dalle tabelle di invalidità che sono diventate più generose, inoltre ci sono differenze evidenti da regione a regione. Introdurremo procedure di controlli e tabelle più serie”.Le pensioni d’invalidità e le loro assegnazioni “nascondono una realtà che è degenerata – spiega – perché si è passati da una spesa di 6 miliardi nel 2001-2002 a 16 miliardi attuali. Il costo delle pensioni è così salito di un punto di Pil”.

Tra le altre misure innovative presentate dal ministro quella che riguarda le imprese straniere che arrivano nel nostro Paese: “Un’impresa europea potrà venire in Italia e portarsi dietro il proprio regime fiscale. Si tratta di una misura sperimentale e ci vorrà all’inizio l’ok dell’Agenzia delle Entrate”. “E’ un modo per rendere più competitivo il sistema Italia”.