Manovra: sull’aumento dell’Iva è scontro tra grandi e piccole imprese

Pubblicato il 17 Agosto 2011 - 20:46 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Grandi e piccoli divisi, anzi contrapposti, sul possibile ritocco al rialzo dell’Iva, nelle ore in cui i tecnici dell’esecutivo stanno studiando possibili “miglioramenti” della manovra d’agosto. Due infatti i “partiti” che si fronteggiano su sponde opposte, l’uno favorevole a un aumento dell’Iva, seppure limitato a un punto percentuale, e l’altro invece strenuamente contrario all’ipotesi.

Due fronti capeggiati da una parte dalla Confindustria, favorevole a un innalzamento dell’1% dell’Iva fatta salva l’aliquota minima del 4% sui generi di prima necessità, dall’altra Confcommercio e Confesercenti che vedono invece come il fumo negli occhi un ritocco all’insù, come ulteriore depressione dei consumi, già stagnanti, e di un possibile riaccendersi dell’inflazione.

Una polemica a distanza tra grandi imprese da una parte, e “piccole” dall’altra (a dispetto delle posizioni univoche registrate su molte battaglie economiche nell’ultimo anno) che si fa via via più accesa in vista del passaggio parlamentare della manovra. Uno scontro plasticamente riassunto nelle parole del premier Silvio Berlusconi il giorno di Ferragosto: Confindustria chiede di agire sull’Iva e sulle pensioni. ”Confcommercio chiede esattamente il contrario”, ha detto Berlusconi.

La posizione della Confindustria era stata illustrata dalla presidente Emma Marcegaglia sulle pagine del Sole 24ore alla vigilia di Ferragosto: sfruttare il passaggio parlamentare per riformare le pensioni di anzianità e fare ”un piccolo aumento dell’Iva”, anche di un solo punto, sulle aliquote del 10% e 20%. Un ritocco che vale 6,5 miliardi di euro, dice viale dell’Astronomia, recuperando così risorse strutturali per ridurre le tasse sul lavoro, in primo luogo quelle che riguardano i giovani.

La riflessione sui costi e benefici dell’intervento sull’Iva intanto va avanti, vede favorevoli i sindacati (per Luigi Angeletti, Uil, andrebbe bene un leggero incremento sui prodotti di lusso) e parti della maggioranza (lo stesso sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto) che ne vorrebbero utilizzare il gettito in sostituzione del prelievo di solidarietà. E se il Centro studi della Confcommercio calcola che aumentare l’Iva (senza compensazione Irpref) può costare oltre un punto di Pil di minori consumi, Rete Imprese Italia (che rappresenta oltre a Confcommercio e Confesercenti anche Confartigianato, Cna, Casartigiani) è abitata da interessi non proprio convergenti: da una parte i battaglieri commercianti, dall’altra i neutrali artigiani che non pensano a fare barricate sulla misura.

Anche gli imprenditori della Confindustria d’altra parte non appaiono compatti, con Federalimentare contraria all’aumento dell’Iva (depressiva per i consumi in una fase di ripresa stentata), affiancata dalla grande distribuzione e Centromarca sulle stesse posizioni. A cui si aggiungono le imprese di turismo e servizi: altrochè aumenti Iva, da tempo chiedono la riduzione delle aliquote attuali.