TORINO – Le parole di Sergio Marchionne sono state uno “schiaffo” per l’establishment del centrosinistra torinese, soprattutto di sinistra, che si era sempre schierato con l’amministratore delegato di Fiat. Marchionne si è detto pronto a trasferire “baracche e burattini” a Detroit (alla sede di Chrysler): e chi glielo spiega ora agli elettori che il numero uno di Fiat stava solo scherzando?
L’imbarazzo del Pd torinese è stato ben riassunto da Marco Imarisio sul Corriere della Sera: “Sia Sergio Chiamparino che Piero Fassino, entrambi mai troppo severi nel confronti del Lingotto, rischiano di vedersi arrivare indietro un boomerang, e dai loro entourages trapela scarso entusiasmo per un’uscita che li mette molto in difficoltà”.
Nemmeno sul referendum di Mirafiori i due, uno sindaco e l’altro candidato per le prossime comunali, presero le distanze da Marchionne, nonostante la sinistra fosse dilaniata dal dibattito su cosa fosse meglio votare. Chiamparino e Fassino non appoggiarono la linea dei “duri” della Fiom.
«Continuo a sperare che si tratti di una battura fuori dal contesto — ha detto Chiamparino — Anche perché sarebbe una scelta illogica e inaccettabile, in contraddizione con i risultati della consultazione e con l’annuncio dell’investimento su Mirafiori».
«Credo che Marchionne— sospira Fassino— abbia il dovere di chiarire quali sono le sue reali intenzioni. E per una volta sarebbe bene che rispondesse in modo preciso ed esauriente, prima di tutto in segno di rispetto degli operai di Mirafiori che hanno firmato l’accordo in cambio di certezze. Non vorremmo davvero che queste certezze venissero messe in dubbio” .