Mariella Burani: a rischio il salvataggio del gruppo

Pubblicato il 17 Dicembre 2009 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA

Continua la vicenda a puntate di Mariella Burani Fashion Group (Mbfg). L’assemblea di Mariella Burani ha approvato la ricapitalizzazione della società ma il salvataggio del gruppo di moda resta legato a un filo sottilissimo, perché la famiglia Burani continua a dribblare le richieste delle banche creditrici del gruppo, oberato da un debito di 480 milioni di euro, di versare “incondizionatamente” i 50 milioni promessi per ricapitalizzare. È quanto emerge da un comunicato del gruppo di moda emesso nella tarda serata del 16 dicembre scorso dopo che, ancora in mattinata, si era riunita in terza convocazione l’assemblea della società.

I soci, si legge nella nota, hanno approvato il conferimento di mezzi finanziari per 83,5 milioni di euro a ripianamento delle perdite e per ricostituire un patrimonio netto positivo (attualmente in rosso per 70,7 milioni). Tuttavia, sulla futura sottoscrizione dell’aumento di capitale da parte della famiglia Burani, azionista con il 74% del capitale, non vi sono certezze. Nella nota si segnala infatti che gli istituti di credito avevano posto come condizione per ristrutturare il debito della società il fatto che la famiglia Burani vincolasse “incondizionatamente” in un conto presso “un primario istituto di credito” i 50 milioni promessi.

La famiglia, però, si è limitata a far pervenire al gruppo “una lettera prodotta da una società finanziaria (libanese) nella quale si comunica l’esistenza di 50 milioni di euro” senza mettere a disposizione delle banche, come da loro richiesto, “l’evidenza” che i soldi fossero depositati in un conto presso “un primario istituto di credito” e vincolati “incondizionatamente” alla ricapitalizzazione. A questo punto, preso atto del rifiuto delle banche di ricapitalizzare senza che anche i Burani facessero la loro parte, il consiglio di amministrazione ha comunicato che valuterà “l’adozione dei provvedimenti più opportuni” e tra questi “il compimento di ogni attività necessaria in relazione alla procedura di liquidazione della società e la richiesta di ammissione a procedure concorsuali”.

Il rischio, sempre più vicino, è insomma quello di dover portare in tribunale i libri di una società che dà lavoro a circa 2.200 persone. Il confronto tra i Burani e le banche creditrici, sfociato in un vero e proprio braccio di ferro, va avanti ormai da molti mesi senza trovare uno sbocco.

Intanto il gruppo ha continuato ad accumulare perdite (160 milioni in nove mesi), sopravvive solo grazie a una moratoria temporanea su debito diventato ormai insostenibile ed è anche finito sotto la lente della Consob, che da giugno ha in corso un’ispezione, e della magistratura milanese. È possibile che l’autorità guidata da Lamberto Cardia voglia accertare la regolarità della contabilità e la trasparenza dei rapporti con le parti correlate.