L’economista Feldstein: “Altro che ripresa. Ma l’euro non crollerà”

Pubblicato il 28 Marzo 2012 - 14:05 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK – Altro che ripresa. La crisi rimane, sia in Usa sia in Euoropa. Ma l’euro non crollerà. Martin Feldstein, professore a Harvard e uno degli economisti conservatori più autorevoli, in un’intervista al Corriere della Sera spiega il futuro prossimo della crisi in Europa, Stati Uniti ed Italia.

Avverte Feldstein: “Attenti a pensare che l’emergenza sia finita. Vale per l’Europa dove spirano venti di recessione, ma anche per l’America che vive una fase di crescita. Se a fine anno verranno lasciati scadere – e quindi verranno cancellati – gli sconti fiscali dell’era Bush, nel 2013 anche gli Usa torneranno in recessione”.

L’economista nota che negli ultimi trimestri solo un terzo della crescita economica è venuta da un aumento reale dei consumi, mentre il resto è dipeso dalla ricostituzione delle scorte di magazzino delle aziende. Una situazione resa ancora più difficile dall’aumento del prezzo dei carburanti.

Sull’Europa, di cui Feldstein negli anni 90 aveva scritto che l‘euro senza l’unione politica dell’Ue era una follia, ripete che “quella dell’euro è una costruzione squilibrata. I conflitti ci sono stati e continueranno perché politiche e interessi restano divergenti. Ma non per questo la moneta unica crollerà. Sarebbe troppo costoso, per i principali Paesi della Ue, chiamarsi fuori. Posso immaginare che la Grecia, e magari anche il Portogallo, escano dall’eurozona. Ma di certo non l’Italia, e nemmeno la Spagna che, pure, ha le sue difficoltà”.

Riguardo all’Italia, Feldstein ritiene che “Monti ha fatto cose molto importanti. E anche il Paese si è comportato bene. Il fatto che la severa riforma delle pensioni sia stata accettata senza grosse proteste, è apparso a tutti molto incoraggiante. I mercati se ne sono accorti e hanno risposto favorevolmente facendo calare nettamente i tassi che il Tesoro deve pagare per indebitarsi.(…). Attenzione a non rovinare tutto con nuovi segnali d’instabilità”.

E sugli Stati Uniti chiosa: “Una spinta – positiva ma moderata – la daranno la crescita demografica degli Usa e il recupero di ricchezza spendibile generata dall’aumento delle quotazioni di Borsa. Non è molto, ma con redditi e valori immobiliari fermi e in calo, anche questo aiuta. E poi c’è il dollaro che, secondo me, continuerà a indebolirsi, almeno per i prossimi 5 anni. Questo, anche se nell’immediato esaspera di nuovo gli squilibri della bilancia commerciale, alla lunga dovrebbe avere un effetto di bilanciamento: il dollaro debole fa crescere il prezzo delle importazioni spingendo gli americani verso beni e servizi prodotti negli Stati Uniti. E questo aiuterà la nostra economia”.