La pensione alle giovani vedove solo dopo i 60 anni. La norma “ad badantes” della Lega

di Dini Casali
Pubblicato il 22 Aprile 2011 - 13:22| Aggiornato il 14 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Avviso alle giovani donne interessate a sposare un uomo più anziano di almeno venti anni: se il vecchio muore la sua pensione vi sarà data solo al compimento dei 60 anni. La Lega ha infatti depositato un testo di legge alla Camera che sposta in avanti negli anni il diritto alla pensione di reversibilità per le giovani vedove sopravvissute al coniuge più anziano. Una norma “ad badantes”, verrebbe da dire. Perché certo non riguarderebbe le vedove di militari morti in battaglia o giovani morti accidentalmente.

Il tema è particolarmente caro al Carroccio, che risponde così alle crescenti “alzate di sopracciglio” nei paesini della pianura padana di fronte all’impennata di matrimoni tra vecchietti innamorati e collaboratrici/badanti, spesso dell’est europeo. Un’indagine di Manageritalia ha accertato che il numero di pensioni di reversibilità assicurate a donne con meno di 60 anni è in netto aumento: nel 2008 sono state quasi il 10% e di queste quasi la metà (4,1%) riguardano vedove under 50.

Alle giovani vedove, se il testo verrà approvato, nel caso siano disoccupate sarà corrisposto per un anno un assegno pari alla pensione cui avrebbero diritto come “indennità di reinserimento lavorativo”. Una mancia, nel frattempo dovranno reinventarsi una vita aspettando i 60 anni. Il “testo unificato” ha già ricevuto il via libera della Commissione Lavoro e Senato e dal 27 aprile inizieranno le audizioni. In realtà anche nel Pdl c’è qualche perplessità sul profilo quanto meno discutibile di una norma che, a naso, sembra anticostituzionale. Tuttavia è vero che la proposta di riutilizzare i risparmi previdenziali per finanziare un “Fondo per il sostegno dei coniugi superstiti” è gradita a tutti, opposizioni comprese. E soprattutto non viene sancita la negazione di un diritto, ma solo la sua procrastinazione nel tempo.

La questione è cercare di combattere il fenomeno, in crescita soprattutto nel meno “familista” Nord, del nonno o dell’uomo anziano divorziato che viene lasciato solo e finisce per trovare rifugio anche affettivo nella badante o nella giovane donna, spesso straniera, che non può non essere allettata dalla prospettiva della pensione, una volta che il suo arzillo sposso sarà passato a miglior vita. “Queste ci rubano le pensioni approfittando dei nostri vecchi…”: la Lega non fa altro che tradurre questo sentimento in azione politica e legislativa. Ma nessuno tiene conto del fatto che in realtà il povero nonno dopo una vita di lavoro non vuole regalare la sua pensione agli istituti di previdenza o all’ex moglie o tanto peggio ai figli che lo hanno lasciato solo. Questi matrimoni sono fondati insomma su un do ut des.

Certo però fa un po’ specie vedere gli ispettori dell’Inps nelle camere da letto a chiedere i documenti anagrafici. A meno che il messaggio non sia un altro: cari vegliardi, divertitevi pure con quelle più giovani, ma toglietevi dalla testa di sposarle. Tanto più che chi potrebbe alzare la mano per opporsi o è già morto (i beneficiari della pensione) o magari non votano nemmeno (le badanti dell’est). Perché la pensione, come l’amore, non è reversibile.