Minuto di silenzio e patto. Industriali e operai fuori da crisi senza politica

Pubblicato il 12 Aprile 2013 - 17:57| Aggiornato il 11 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – Prima il minuto di silenzio e poi l’idea, un “patto di fabbrica” tra chi la fabbrica la dirige e chi in fabbrica ci lavora. Tutto per tentare di rianimare un’economia italiana che non vuole dare segnali di ripresa. Entra nel vivo a Torino il convegno della piccola industria e succede tutto con una proposta di Vincenzo Boccia che dei piccoli industriali è presidente.

La proposta è quella di un patto tra operai e padronato. Patto interno alle fabbriche per superare insieme la crisi. Il tutto mentre la politica resta ferma, incapace persino di dare un nuovo governo al Paese. 

“Nel momento più difficile della storia della nostra Repubblica abbiamo il dovere e la responsabilità, a partire dalle parti sociali, di stringere un patto dei produttori” spiega Boccia. “Un patto – aggiunge l’industriale – tra tutti gli attori della fabbrica con il quale ci si impegna per ricostruire il Paese e contribuire alla nascita di una nuova rivoluzione industriale. Un patto che deve basare le sue fondamenta sulla corresponsabilità di tutti per la convergenza e la competitività, per essere un Paese che vive di confronto e non muore di conflitto”.

Quindi è la volta del minuto di silenzio. Un minuto che, più che per commemorare il lutto della mancata ripresa è un atto di accusa contro lo “stallo irresponsabile”. Prima dell’intervento di Boccia, negli ultimi giorni, erano arrivati segnali di disgelo ai massimi livelli. Giorgio Squinzi e Susanna Camusso, ovvero Confindustria e Cgil, hanno fatto a più riprese capire che il tempo degli scontri è finito, e che è ora di deporre le armi. Industriali e lavoratori, insomma, provano a marciare insieme fuori dalla crisi. Il tutto sperando che la politica presto si allinei. O che almeno non si metta di traverso.