Moda e made in Italy salvato dai turisti stranieri e dalle esportazioni

Pubblicato il 10 Maggio 2012 - 17:04 OLTRE 6 MESI FA

MILANO, 10 MAG – Battuta d'arresto per il fatturato del tessile-moda italiano, dicono i dati di Sistema Moda Italia, ma nonostante tutto minore pessimismo di quello che si manifesto' con la crisi del 2008. Il primo trimestre del 2012 ha segnato -0,9%, un risultato determinato da due tendenze divergenti, cioe' un calo del 4,6% per il fatturato nazionale e invece una crescita del 5,5% per le vendite estere. Anche in questo dato medio positivo dell'estero si cela una dicotomia: +8,6% per i comparti a valle della filiera e invece -4,7% per quelli a monte, cioe' nel tessile, dove soffrono la filatura laniera, cotoniera e della nobilitazione mentre si mantengono in area positiva la tessitura laniera e serica.

I dati sono stati presentati oggi, a Milano, da Pitti Immagine e commentati dal suo presidente Gaetano Marzotto. In sintesi, se la cavano, in alcuni casi anche molto bene, le aziende che hanno appeal all'estero, che hanno allargato la rete distributiva sui nuovi mercati e che vedono questi investimenti sull'estero ripagati anche dal turismo che compra in Italia. E' emblematico che ''l'80% dei consumi nel quadrilatero della moda a Milano – ha sottolineato Marzotto – sia dovuto a turisti stranieri soprattutto del Far East''.

Nel mercato del prodotto moda finito, allo statico mercato interno (-0,7%) si contrappongono dinamiche soddisfacenti oltreconfine sia per la maglieria sia per l'abbigliamento in tessuto. Passando ai dati sulla raccolta ordini, che servono a prefigurare i fatturati, nei primi tre mesi del 2012 il tessile vede una contrazione sul fronte interno (-11,4%) e su quello estero (-8,4%) mentre a valle si registra un ulteriore aumento di ordini esteri (+5,5%) mentre la raccolta nazionale presenta un -6,2%. ''Si teme un peggioramento legato all'ipotesi prevista di un aumento dell'Iva che sarebbe molto grave per il settore'' ha commentato Raffaello Napoleone, ad di Pitti Immagine che ha aggiunto: ''La novita' di questa crisi e' che, piu' che domandarsi quando ripartiranno i consumi, ci si attrezza per i cambiamenti strutturali in corso''.