Il modello Marchionne può essere esportato: contratto aziendale anche altrove?

Pubblicato il 20 Gennaio 2011 - 16:38 OLTRE 6 MESI FA

Dopo il caso della Fiat di Mirafiori, il “modello Marchionne” potrebbe essere applicato a molte altre fabbriche italiane: come ha scritto Salvatore Cannavò sul Fatto Quotidiano, l’amministratore delegato della Fiat “sta riscrivendo l’intero sistema di relazioni industriali in Italia”.

La conferma, ha specificato Cannavò, è stata “la presa di posizione di Federmeccanica, l’associazione degli industriali della meccanica”, visto che il direttore generale, Roberto Santarelli, ha detto che “il modello contrattuale del 2009 – siglato da Cisl, Uil, Confindustria e governo (non riconosciuto dalla Cgil) – va ormai superato e modificato per arrivare alla nuova frontiere del diritto del lavoro: “il contratto aziendale sostitutivo di quello nazionale”.

Adesso, ha spiegato Cannavò, “gli industriali prendono atto dell’esito del referendum di Mirafiori e del fatto che l’associazione non riuscirà a imporre condizioni alla Fiat. Così Federmeccanica prova a lanciare l’idea di un sistema “misto” in cui   sia prevista “un’alternatività tra contratto aziendale e contratto nazionale”, fermi restando, dicono, alcuni contenuti minimi. Una sorta di contratto “à la carte”, nel senso che le aziende, ovviamente in accordo con i sindacati, potranno scegliere il modello di riferimento”.

Santarelli, ha sottolineato Cannavò, “si dice convinto che sulle 12 mila aziende associate il contratto nazionale sarà utilizzato “da almeno 11.500”. Le altre, probabilmente, sono quelle in cui la Fiom è meno forte e quindi può essere aggirata da un contratto aziendale più vantaggioso per le imprese. In questo modo, sostiene la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, la Fiat potrà “rientrare” nell’associazione di categoria, possibilità che la dirigente confindustriale dà per certa”.

L’unico sindacato che continua a opporsi al modello Mirafiori, è la Fiom che, come ha specificato Cannavò, “lo considera propedeutica “all’autoaffondamento” di Federmeccanica”. E non piace nemmeno ai sindacati firmatari dell’accordo di Mirafiori.

Inoltre, ha scritto Cannavò, “il governo non favorisce compromessi. Lo dimostra l’intervista rilasciata ieri da Maurizio  Sacconi al Sole 24 Ore in cui il ministro del Welfare non solo avalla la linea di Marchionne ma prova ad andare oltre, immaginando un sistema di deroghe anche per lo Statuto dei lavoratori, la legge “fondamentale” che fissa regole le garanzie per il mondo del lavoro, da cui il ministro vuole enucleare alcune norme adattabili alle diverse circostanze. L’idea di Sacconi, del resto, è nota: solo la contrattazione aziendale può soddisfare le esigenze di imprese e lavoratori perché a loro più prossima”.