Mps, politica e sindacati uniti sul pulpito dell’impossibile e sulla via del peggio

di Lucio Fero
Pubblicato il 3 Agosto 2021 - 10:46 OLTRE 6 MESI FA

Mps, politica e sindacati uniti sul pulpito dell’impossibile e sulla via del peggio FOTO ANSA

Monte Paschi di Siena è oggi (da qualche anno) una banca che sta in piedi a fatica e alla lunga non ce la fa a stare in piedi. Non da sola, non così come è. Non lo dicono i “cattivi” e gli “speculatori”. Lo dice la Bce che nell’ultimo report di stabilità ha collocato Mps all’ultimo posto tra le 50 grandi banche europee. Ultimo posto in capacità di resistenza e solidità finanziaria. Monte dei Paschi di Siena è dunque una banca che rischia di saltare e, se accadesse, le conseguenze della deflagrazione finanziaria (capitali, crediti e risparmi azzerati) danneggerebbero come schegge tutte le banche e tutti i portafogli, pubblici e privati.

Per questo quasi mai si fanno fallire le grandi banche, perché se saltano non saltano da sole, perché innestano una reazione a catena che oltre che disastrosa può essere incontrollabile. Per questo lo Stato italiano ha messo in Mps già circa 5 mld di euro e per questo la Ue glielo ha consentito: per disinnescare la mina sotto il sedere del sistema del credito nazionale ed europeo.

Il limite di tempo all’artificiere

Ma per il lavoro dell’ artificiere-Stato che disinnesca la bomba con la schiuma miliardi c’è un limite di tempo. Anni, anni che scadono il 31 dicembre di questo anno. Perché un limite di tempo perché lo Stato esca dalle banche in cui entra? Perché altrimenti diventano banche di Stato, ciascuna sostenuta e pagata dal “suo” Stato. E allora, perché non si può fare? Perché se le banche fossero di Stato, avrebbero il “valore” finanziario del rispettivo Stato. E uno Stato pieno di debiti come quello italiano non è la migliore credenziale. Il sistema della finanza si regge su parametri di affidabilità e se questi sono a dimensione e qualità Ue l’Italia ne trae vantaggio.

Ma non può fare concorrenza sleale nazionalizzando le sue banche e al tempo stesso scaricando di fatto una parte del costo (e delle perdite di esercizio) sulle spalle dei contribuenti di altri paesi. Già accade, nella inconsapevolezza generale, che i contribuenti di gran parte dei paesi della Ue stiano destinando parte delle loro tasse all’Italia (i miliardi che ci arrivano a fondo perduto non li manda il cielo). L’ovvia regola è che uno Stato può e deve mandare i suoi miliardi artificieri in una banca bomba sotto il sistema. Poi deve uscire, l’uscita degli artificieri è la prova che la bomba è disinnescata.

Politica e sindacati uniti nella…bugia

Se lo Stato esce, come deve, da Mps la stessa banca che fine fa? Deve essere messa sul mercato. Mercato, parola che fa orrore al sistema socio politico italiano. Mps, messa sul mercato, non è ovviamente preziosissima gravata come è dalla sua debolezza. Con tutti i suoi guai e deficienze Mps messa sul mercato non se la compra nessuno. I numeri sono lì a dimostrarlo. Ma politica e sindacati sono uniti nel negare e rifiutare la realtà, uniti nel raccontare il falso e l’impossibile.

Dicono tutti i partiti, almeno tutti quelli relativamente grandi (da Salvini a Letta passando per Meloni e M5S) che Mps non deve essere venduta a “spezzatino”, che non ci deve essere “svendita”, che sportelli ed addetti devono restare intonsi e intangibili, che chi compra deve dire grazie e pagare dazio. Mentono i partiti e la politica, Monte Paschi di Siena non è un boccone ghiotto o un “regalo” a chi se la piglia. Mps è qualcosa di cui farsi carico, come già fanno lo Stato e i contribuenti. Raccontare, pretendere, fare solenne giuramento che nulla si tocca di Mps è eterna, irresponsabile, automatica bugia da campagna elettorale.

Politica e sindacati uniti anche nel peggio. Cioè Alitalia

Non solo nella propaganda a dispetto del reale e del possibile, politica e sindacati sono uniti anche nel vagheggiare e magari praticare il peggio. In Italia c’è un grande modello del peggio e si chiama Alitalia. Decenni di attività in costante perdita, decine di migliaia di lavoratori sempre a rischio e sempre comunque assistiti e protetti, decina abbondante di miliardi dal contribuente ad Alitalia. Allo scopo, esplicito di politica e sindacati, di mantenere Alitalia così com’era. No allo spezzatino, no alla svendita, no alla cessione di slot, no a cambiare una virgola dell’azienda che quando vola perde un milione di euro al giorno.

E’ il modello che politica e sindacati uniti nella lotta vogliono applicare anche a Monte Paschi di Siena. Fosse per loro, lo applicherebbero a tutto il paese, ad ogni azienda, ad ogni categoria: tutti tenuti integri e immobili con i soldi pubblici. Magari pagando tutti contemporaneamente meno tasse e magari, anzi di sicuro, facendoci prestare i soldi che servono da precisati e imprecisati “altri” e magari ancora non pagandoli poi alla fine tutti i debiti fatti. Ogni giorno, ad ogni occasione, politica e sindacati uniti nel raccontare l’impossibile da realizzare con lo strumento del peggio.