Montezemolo: “No alla politica, ma l’addio alla Fiat mi dà più libertà d’espressione”

Pubblicato il 21 Aprile 2010 - 09:37 OLTRE 6 MESI FA

«Sereno e soddisfatto» per aver portato a termine il suo «mandato di traghettatore», Luca Cordero di Montezemolo, il giorno dopo il suo addio alla Fiat ha ribadito in una intervista alla Stampa di non aver intenzione di entrare in politica, anche se, ha detto, «non essere più il presidente della Fiat mi permetterà di esprimere le mie opinioni con maggiore libertà».

Montezemolo,  nell’intervista ha ripercorso gli anni alla presidenza del Lingotto e spiegato i motivi della sua scelta. Con il «nuovo piano» si apre «una nuova fase» e «sono venute meno» le «due condizioni che avevano spinto la sua nomina: «l’azienda è sana e competitiva e adesso c’é un componente della famiglia che ha le carte in regola per assumersi la massima responsabilità».

Oggi John Elkann «ha un ruolo pari a quello dell’Avvocato Agnelli e soprattutto ha partecipato a tutte le scelte che sono state fatte in questi sei anni da Sergio Marchionne e da me». Era «giusto», insomma, fare ora «un passo indietro».

Nel colloquio con il direttore del quotidiano torinese, Mario Calabresi, Montezemolo ha ricordato «i giorni drammatici alla fine del maggio 2004 quando la Fiat era sull’orlo del fallimento», «l’angoscia delle prime notti che mi toglieva il sonno», quando «non c’era nessuna fiducia in noi e tutto sembrava essere ostile alla salvezza» del Lingotto.

Ma anche le soddisfazioni più grandi, «il ritorno della Fiat tutta italiana quando chiudemmo la partita con Gm e la grande soddisfazione, un anno fa, per l’accordo con la Chrysler e per aver sentito il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, parlare della Fiat come un esempio di tecnologia».