Monti “zar delle paghe”. A marzo un tetto ai compensi dei dirigenti PA

Pubblicato il 16 Gennaio 2012 - 09:18 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il premier Mario Monti fisserà entro marzo il trattamento massimo dei dirigenti pubblici e dei gran commis delle società controllate dallo Stato. Un decreto del presidente del Consiglio stabilirà un tetto dei compensi che si dovrebbe applicare anche a società come Poste, Cassa depositi e prestiti, Rai, Anas, Fintecna, Fincantieri.

La cifra massima dovrebbe corrispondere a 311 mila euro: il termine di riferimento è il compenso del primo presidente della Corte di Cassazione. Nel testo della legge di conversione del decreto si legge: “Il trattamento economico annuo omnicomprensivo di chiunque riceva a carico delle pubbliche finanze emolumenti o retribuzioni nell’ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con pubbliche amministrazioni avrà come parametro massimo di riferimento il trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione”.

Stando alle ultime dichiarazioni ufficiali, tra i redditi degli amministratori più pagati ci sono: Antonio Mastrapasqua, presidente Inps con 1.206.903 euro, Innocenzo Cipolletta, ex Presidente Ferrovie dello Stato con 1.206.245 euro e Maurizio Prato, presidente Fintecna con 1.014.003 euro. Le cifre raddoppiano se andiamo a guardare la situazione patrimoniale dei dirigenti delle società quotate: Pier Francesco Guarguaglini, ex presidente Finmeccanica, vanta 4.616.558 euro, Paolo Scaroni, amministratore delegato Eni,  dichiara 4.049.667 euro e Roberto Poli, ex presidente Eni con 3.472.923 euro.

Monti si improvvisa “zar delle paghe” come Kenneth Feinberg, l’avvocato statunitense che nel 2009 fu incaricato da Obama di sovrintendere agli stipendi dei manager delle banche, delle assicurazioni e delle industrie salvate con il denaro dei contribuenti. Il tentativo di porre un limite agli emolumenti milionari dei dirigenti pubblici si è già affacciato sia nel governo Prodi che in quello Berlusconi ma senza mai raggiungere l’obiettivo. Le norme si sono puntualmente arenate in Parlamento o perché prevedevano sempre l’eccezione, o perché restavano prive di un decreto attuativo, ovvero lo step finale della procedura legislativa.

I limiti alle retribuzioni andranno fissati per fasce ma saranno escluse le società quotate come Enel, Eni, Finmeccanica e Terna. Per ogni fascia sarà indicato il compenso massimo al quale i cda devono “fare riferimento” e la componente variabile “non può risultare inferiore al 30 per cento della componente fissa”. Andrà corrisposta in maniera proporzionale rispetto agli obiettivi raggiunti, verificati dall’assemblea dei soci.