Mps e Unicredit, Banca centrale cinese entra nel capitale col 2%

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Luglio 2015 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA
Mps e Unicredit, Banca centrale cinese entra nel capitale col 2%

La sede della Banca Popolare Cinese

MILANO – La Cina è sempre più presente sul mercato italiano. Proprio mentre la Borsa di Shanghai è sotto scacco per una bolla speculativa che non ha eguali (sono andati in fumo quasi 3mila miliardi di dollari) la People’s Bank of China, la Banca centrale della Repubblica Popolare Cinese, fa il suo ingresso nel capitale di due delle principali banche italiane: UniCredit (in Borsa -6,12% a 5,68 euro) e Monte Paschi di Siena (-11,5% a 1,53 euro).

Le operazioni, datate 29 e 30 giugno e comunicate alla Consob lunedì 6 giugno riguardano, rispettivamente, il 2,005% di UniCredit e il 2,010% di Mps. Sulla base dei valori espressi alla chiusura dei mercati di venerdì scorso dai due istituti italiani le quote in mano a Pechino valgono circa 770 milioni di euro.

Con queste mosse, quindi, aumenta di misura il peso di Piazza Affari nel portafoglio dell’istituto centrale cinese. La Repubblica Popolare risulta infatti azionista dallo scorso gennaio di Terna e Saipem con quote del 2%, mentre in precedenza aveva già rilevato partecipazioni simili in Generali, Eni, Enel, Prysmian e Telecom. Tirando le somme l’esposizione del Celeste Impero ammonterebbe a quasi 4 miliardi di euro.

Da segnalare, inoltre, che la Banca centrale risultava anche nella compagine azionaria della Fiat: la partecipazione era precedente al trasloco del Lingotto in Olanda e adesso potrebbe risultare nell’azionariato della nuova Fiat Chrysler Automobiles (Fca). Non vanno dimenticate, infine, altre operazioni ‘made in China’ verso il nostro Paese. La recente maxi-acquisizione da due miliardi di euro messa a segno da State grid corporation of China (Sgid), colosso statale delle utility, del 35% di Cdp reti, a cui fanno capo proprio le due reti per la distribuzione di energia e gas, Terna e Snam. E l’ingresso non molto tempo prima della Shangai electric nel capitale di Ansaldo Energia col 35%.

La raffica di operazioni targate Cina è dunque la conferma dell’attenzione con cui il Paese guarda l’Italia da diverso tempo. Pechino, dopo avere piantato radici profonde in continenti come l‘Africa, sta aprendo nuove strade di crescita a livello internazionale, che bilanciano ritmi di sviluppo meno eclatanti del passato sul mercato interno. Per questo l’Europa viene considerata con attenzione e l’Italia è di certo tra i Paesi più adatti per verificare sul campo possibilità concrete di espansione. Sia perché la grande crisi apre varchi notevoli all’afflusso di capitali sia perché si tratta di un mondo più aperto rispetto ad altre realtà nel Vecchio Continente.