Mps, la Fondazione cede fino al 15% della propria quota in banca

Pubblicato il 15 Febbraio 2012 - 13:40 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il peso dei debiti fa compiere il gran passo alla Fondazione Monte Paschi di Siena che avvia le procedure per la cessione “a controparti strategiche” di una quota della banca fino al 15% del capitale, allentando il controllo sull’istituto di credito nato nel 1472, forse il più antico al mondo. L’Ente manterrà comunque la maggioranza di blocco, poco sopra il 33% necessaria per votare le operazioni straordinarie in assemblea.

La cessione arriva dopo settimane di polemiche a livello locale e di discussioni con le banche (Unicredit Intesa e Mediobanca) per un finanziamento ponte da 900 milioni di euro volto a rimborsare e sostituire il prestito accesso nel luglio scorso dall’Ente con un pool di 11 istituti di credito. L’idea, scompaginata dalla decisione di vendere la quota, era quella di sostituire il gruppo di banche (anche estere) e dare piu’ tempo all’Ente per gestire il proprio debito di 524 milioni di euro piu’ le minusvalenze sui titoli fresh da oltre 360 milioni.

Il piano passerà subito al vaglio delle banche come previsto dalla moratoria siglata a dicembre 2011. Ora il valore dell’operazione annunciata, agli attuali prezzi di Borsa, sarebbe di poco meno di 500 milioni di euro e potrebbe essere suddiviso in una prima tranche del 10% con la restante quota da cedere successivamente.

Fra i compratori le voci più insistenti parlano del fondo Equinox di Salvatore Mancuso, protagonista di diverse operazioni in Alitalia e Hopa, che potrebbe rilevare circa il 10%. Ma tra i favoriti c’è anche Clessidra, partner di lungo corso, sia della fondazione che della banca, che al fondo di Claudio Sposito cedette il 70% di Prima Sgr, poi confluita in un polo dove Mps detiene il 23%. altri fiancheggiatori istituzionali potrebbero essere i fondi stranieri Apax e Cinven.

L’operazione, spiega la Fondazione, deve ottenere il via libera del ministero dell’Economia e verrà “impostata nei tempi tecnici opportuni per ottimizzarne la valenza economica e strategica”.

Le difficoltà dell’Ente, che non aveva mai fatto mancare le sue risorse nei progetti di acquisizione e espansione dell’istituto come la costosa acquisizione di Antonveneta nel 2007 e, da ultimo, nel rafforzamento patrimoniale avevano suscitato i timori degli esponenti locali di Siena, primo fra tutti il sindaco Franco Ceccuzzi che aveva chiesto “aria nuova” in Fondazione. In Banca infatti il cambio dei vertici è già avvenuto con l’arrivo del nuovo dg Fabrizio Viola e la prossima uscita del presidente Giuseppe Mussari che non si ricandiderà alla scadenza di primavera. Per sostituirlo i nomi che circolano sono diversi a Siena, uno fra tutti quello dell’ex ad di Unicredit Alessandro Profumo.

La Fondazione, dopo aver limato la sua quota e poi essersi indebitata per sostenere l’aumento di capitale da 2 miliardi varato l’estate scorsa si è poi trovata spiazzata dalla riduzione dei dividendi, dalla crisi del debito e dal crollo delle azioni Mps date in pegno che hanno fatto scattare le garanzie con le banche creditrici.

Per questo è partita una trattativa segnata anche dalla cessione delle partecipazioni non strategiche in portafoglio come quella in Cdp. Il gruppo Mps oltre a subire il ciclo economico sfavorevole e un piano di taglio dei costi che va avanti ma è ancora incompleto, è stato colpito severamente dalla decisioni dell’Eba che hanno imposto un nuovo rafforzamento patrimoniale.