Mps, una nazionalizzazione annunciata. Cosa nascondono i Monti bond

Pubblicato il 31 Gennaio 2013 - 10:35| Aggiornato il 16 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Nel 2015 la Banca Monte dei Paschi di Siena “verrà nazionalizzata”: andrà così per il Fatto Quotidiano, secondo cui la banca senese non sarà in grado di rimborsare il prestito da 3,9 miliardi di Monti bond  (concesso con un tasso di interesse del 9% che salirà ogni due annui dello 0,5% fino ad un tasso massimo del 15%) neppure alla scadenza nel 2015.

Quindi i bond verranno convertiti in azioni ed Mps si vedrà costretta a nazionalizzare. In altre parole troverebbero un riscontro le accuse rivolte dal Pdl e non solo secondo cui i 3,8 miliardi pagati dagli italiani attraverso l’Imu (l’imposta sugli immobili) sarebbero in definitiva serviti a finanziare la banca. In altre parole la nazionalizzazione della banca avverrebbe proprio a spese dei contribuenti italiani. 

Il Fatto Quotidiano prospetta la nazionalizzazione nel 2015, visto che la stessa banca ha previsto di ripagare il debito con il Ministero dell’Economia entro quella data, certo non prima dal momento che se non avesse avuto bisogno del prestito non l’avrebbe chiesto.

Quella del 2015 è, però, una data indicativa. Non tanto per il rimborso cash, quanto per un’eventuale conversione in azioni. Nello stesso documento del Ministero della Finanza si legge che i Monti bond per Mps sono convertibili in qualsiasi momento, almeno a partire dal 1° luglio del 2014. Entro quell’anno, tra l’altro, Mps dovrà anche  restituire i 29 miliardi di euro avuti in prestito dalla Bce. 

Secondo quanto riporta MilanoFinanza citando un altro documento del Ministero, addirittura i Monti bond “sono convertibili in qualsiasi momento successivo all’emissione i titoli sono convertiti sulla base del Terp (prezzo teorico dopo lo stacco del diritto d’opzione) con uno sconto del 30%”. “Un motivo questo che fa propendere per una più facile e possibile statalizzazione del gruppo senese”.

Intanto Libero attacca: dopo che Mario Monti ha ammesso una nazionalizzazione come “extrema ratio” se il Monte fosse in gravi difficoltà il titolo in Borsa è crollato di un nuovo 9%.