Gordon Murray, malato di cancro al cervello, lascia in eredità ai risparmiatori americani una serie di consigli su come investire il proprio denaro

Pubblicato il 30 Novembre 2010 - 10:13 OLTRE 6 MESI FA

Più che una guida, una sorta di “testamento”, lasciato da un (ex) banchiere di grido a migliaia di risparmiatori americani.

Una sorta di “Bibbia” per gli investimenti scritta da Gordon Murray, un passato a Goldman Sachs, Lehman Brothers e Credit Suisse, oggi malato terminale di cancro al cervello.

L’illustre professionista, prima di andarsene per sempre, sconfitto da una terribile malattia che ha attaccato la parte forse più preziosa del suo corpo, ha lasciato in eredità ai suoi concittadini “The investment answer”: un libro scritto con Daniel Goldie, amico e consulente finanziario, che altro non è che il concentrato della sua esperienza a Wall Street.

Tra le pagine dell’utilissimo manoscritto spiccano, infatti, una serie di “istruzioni per l’uso” che l’ex banchiere ha deciso di lasciare agli americani per dare il suo contributo contro la lotta alla speculazione che da anni ha sotto gli occhi.

Il libro, in sostanza, consiglia ai lettori cinque decisioni fondamentali da prendere per la salvaguardia dei propri risparmi.

La prima è di affidarsi a consulenti che guadagnano solo grazie ai ricavi degli investimenti che suggeriscono e non grazie ad altre istituzioni.

La seconda è di dividere i soldi tra azioni e bond, piccoli e grandi, in termini di valore e di crescita. Secondo Goldie e Murray, infatti, un portafoglio meno volatile sul lungo periodo può rendere di più.

I due consulenti suggeriscono poi di suddividere ancora il denaro fra gli investimenti fatti sul mercato americano e quello estero e consigliano di scegliere con cura se investire in fondi gestiti passivamente o attivamente.

«Dato che nessuno è in grado di prevedere il futuro con regolarità, perché dovremmo pensare che i manager la sanno più lunga?» osservano i due esperti, prima di suggerire un’ultima accortezza: quella di ribilanciare, vendendo i titoli che hanno guadagnato e comprando, invece, in misura maggiore quelli che hanno perso.

«La maggior parte della gente non si spinge fino a questo punto – sottolineano Murray e Goldie – anche se sul lungo termine questo migliora i rendimenti».