Napolitano ai sindacati: “Ma ci siete o ci fate?”

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 2 Maggio 2011 - 12:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA-Per tutta la giornata del primo maggio, negli spazi lasciati liberi dall’ampio racconto della beatificazione di Wojtyla, tutti i telegiornali hanno detto dell’ “appello unitario” fatto da Giorgio Napolitano ai sindacati. Appello unitario? Forse anche quello è implicitamente venuto dal capo dello Stato, ma la lettera e la sostanza di quanto Napolitano ha detto fuori dai denti a Cgil, Cisl, Uil, Ugl e ogni altra siglia di associazioni sindacali, compresa quella degli industriali o delle categorie professionali, sono state un ruvido: “Ma ci siete o ci fate?”. Letteralmente il capo dello Stato ha detto: “Mi chiedo se abbiano consapevolezza…”. Appunto, ci sono o ci fanno?

No, non sembrano avere “consapevolezza” la Cgil della Camusso, la Cisl di Bonanni, la Uil di Angeletti e neanche, tanto meno, i sindacati di base, i Cobas, le associazioni di categoria e di mestiere. Non si mostrano “consapevoli” non tanto e non solo perché sono divisi nell’azione e nelle trattative, negli accordi siglati e in quelli rifiutati, perché sempre più infiltrati e permeabili all’astio reciproco e a super militanti che illuminano la loro “purezza” dando fuoco alle bandiere delle sigle altrui. Non si mostrano “consapevoli” non perché manifestano divisi in piazza, quello è solo un sintomo. Non si mostrano “consapevoli” non della mancata e perduta unità, ma è della realtà che si mostrano inconsapevoli. Realtà che pure è scritta e documentata. Entro il 2014, entro tre anni al massimo la spesa pubblica italiana va tagliata del sette per cento: impegno sottoscritto da Tremonti e quantificato da Draghi. Fossero consapevoli di questa realtà, sindacati e associazioni di professioni e mestieri sarebbero impegnati allo spassimo a inventare, suggerire, se del casi imporre il dove, il come e il perché di questa rivoluzione della spesa pubblica trasformandola in un’occasione per cambiare i connotati alla società e all’economia italiana. Invece i sindacati e le associazioni di mestieri e professioni sono fieramente impegnati ad allontanare il calice dalle loro labbra, questo e solo questo. E, di fronte alla più grande e più urgente questione di loro stretta competenza, il poco e nulla lavoro per i giovani, il dilagare del lavoro precario, sempre rispondono con richieste e ricette che inglobano e prevedono l’impossibile: il lavoro sostenuto da altra spesa pubblica. In questo Cgli, Cisl, Uil, Ugl, Cobas, Confcommercio, Confartigianato, Coldiretti, Confesercenti e a suo modo anche Confindustria sono uniti. Marciano divisi, ma l’obiettivo, il traguardo è comune e sempre il solito: il denaro pubblico.

Inconsapevoli perché non c’è miglior sordo di chi non vuol sentire? Il sospetto è che manchino proprio le orecchie oltre che la volontà. Le “partio sociali” di questo paese reagiscono alla realtà come i partiti politici reagiscono agli inviti di Napolitano a non sfasciare la macchina istituzionale della convivenza, con “ipocrisia istituzionale”, e anche questa definizione, questa formula è del capo dello Stato. Dicono che certo, d’accordo, come no? E continuano come prima, più di prima. Entro il 2014 l’Italia deve smettere di creare debito, entro il 2015 i cinesi con un reddito pari o superiore a 30 mila dollari saranno 201 milioni, quanto Francia, Italia e Germania messi insieme. Entro il 2020 i cinesi con quel reddito saranno 424 milioni, tutta l’Europa Occidentale. Saranno loro a comprare, consumare quel che si produce nel mondo, sarà la Cina ad asempio a determinare il futuro dell’industria automobilistica con 21 milioni di auto all’anno acquistate. E’ già scritto dovunque nel mondo che occorre spendere denaro pubblica in misura minore e per altri capitoli di spesa da quelli attuali: non possono esimersi gli Usa di Obama né l’Europa dei governi di destra e centro destra. Occorre altra produttività e altri prodotti. Altra scuola e formazione. Altra protezione e altre garanzie sociali. Altre, non quelle di prima con l’aggiunta di un po’. Altro welfare che protegge chi non ce l’ha e non tiene al caldo comunque chi ce l’ha. Napolitano si chiede se “abbiano consapevolezza”. La risposta è no, non ce l’hanno.