Ocse gela Italia: “Impossibile tagliare le tasse, ma quasi fuori da recessione”

Pubblicato il 2 Maggio 2013 - 10:14| Aggiornato il 3 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

PARIGI -“Impossibile per ora tagliare le tasse in Italia, prima va ridotto il debito“. L‘Ocse avvisa il governo di Enrico Letta, prima di poter tagliare Imu e detassare per il paese la priorità resta “‘la riduzione ampia e prolungata del debito pubblico“.

L’Ocse loda “l’ambizioso programma di riforme” avviato dall’Italia, ricorda che gli effetti benefici arriveranno solo tra qualche tempo rivedendo al ribasso la stima del Pil.

In Italia ora è necessario “promuovere il mercato del lavoro”, spiega l’Ocse che poi avvisa le banche italiane: il sistema bancario è solido ma non privo di rischi.

IMPOSSIBILE TAGLIO TASSE – L’Ocse scrive che in Italia “è impossibile per il momento ridurre in modo significativo il livello complessivo dell’imposizione”, ma l’eliminazione delle agevolazioni fiscali senza giustificazioni economiche permetterebbe di aumentare la base imponibile e quindi ritoccare le aliquote marginali “senza impatto sulle entrate”.

RIDUZIONE DEL DEBITO – Per l’Italia, la priorità resta “la riduzione ampia e prolungata del debito pubblico”, perché “con un rapporto debito/Pil vicino al 130% e un piano di ammortamento del debito particolarmente pesante”, il Paese “rimane esposto ai cambiamenti improvvisi dell’umore dei mercati finanziari”.

Secondo le stime dell’Ocse, il rapporto debito/Pil dell’Italia a fine 2014 arriverà al 134%, “escludendo l’impatto del gettito proveniente da eventuali privatizzazioni, ma tenuto conto delle garanzie dell’Italia al Fondo europeo di stabilità finanziaria, dell’ammontare del prestito bilaterale alla Grecia e della partecipazione al capitale del Meccanismo europeo di stabilità”.

La percentuale potrebbe però “aumentare ulteriormente qualora non si prosegua con ulteriori interventi di consolidamento e/o in assenza di entrate provenienti da operazioni di privatizzazione” nel corso di quest’anno o del prossimo.

AMBIZIOSE RIFORME – L’Italia “ha avviato un ambizioso programma di riforme”, che insieme alle misure intraprese dall’eurozona “hanno ridotto i rischi di rallentamento economico, e potrebbero aiutarla a uscire dalla recessione già nel corso del 2013”, scrive l’Ocse.

Gli effetti benefici di questi interventi, sottolinea però l’organizzazione, “richiederanno tempo per materializzarsi, a causa del clima di scarsa fiducia, del ritmo lento della ripresa negli altri Paese e della necessità di proseguire sulla strada del consolidamento fiscale”.

PIL IN RIBASSO – Nel suo rapporto sull’economia italiana, l’Ocse rivede di nuovo al ribasso le stime sul Pil per il 2013, prevedendo una contrazione dell’1,5%, contro il -1% previsto nell’outlook del novembre scorso. Il ritorno alla crescita non è previsto prima del 2014, per cui l’organizzazione stima un +0,5%.

Queste previsioni, precisa l’Ocse, sono basate su una “stima conservativa”, dato che l’impatto sulla crescita di alcune misure, tra cui “il piano annunciato ad aprile 2013 di ridurre significativamente i debiti arretrati della Pubblica amministrazione”, resta “incerto”.

PROMUOVERE IL LAVORO – L’Italia deve “promuovere un mercato del lavoro più inclusivo, accrescendo l’occupabilità attraverso un sostegno attivo alla ricerca di lavoro e alla formazione, accompagnato da una più ampia rete di protezione sociale, invece di tentare di preservare i posti di lavoro esistenti”. Lo scrive l’Ocse, nella lista di raccomandazioni contenuta nel suo ultimo rapporto sull’economia italiana.

La riforma del mercato del lavoro varata nel 2012, che include “misure volte a riequilibrare la tutela del lavoro, cambiare il sistema di apprendistato, introdurre progressivamente un sistema di indennità di occupazione universale”, rappresenta secondo l’Ocse “un primo tentativo” di “affrontare in modo esaustivo le debolezze del mercato del lavoro”.

Ora, “ulteriori interventi in materia dovrebbero proseguire sulla scia delle riforme intraprese per riorientare il loro sostegno verso la ‘flexicurity’, ovvero verso un approccio più inclusivo della politica del mercato del lavoro”. In particolare, dice sempre l’organizzazione, “una maggiore flessibilità nelle assunzioni e nei licenziamenti” dovrebbe essere associata a “politiche più efficaci in materia di ricerca di lavoro, di attivazione e formazione, e di attuazione del sistema di protezione sociale universale previsto”.

BANCHE A RISCHIO – In Italia, “sebbene il sistema bancario si sia rivelato complessivamente solido, diversi istituti di credito hanno incontrato gravi difficoltà e il settore finanziario resta esposto a rischi sistemici”. L’Ocse consiglia quindi al nostro Paese di “incoraggiare le banche ad aumentare gli accantonamenti per perdite e continuare a incitarle a soddisfare le loro esigenze di capitale tramite le emissioni di nuove azioni o la cessione di attività non strategiche”.

Il settore finanziario italiano, spiega l’Ocse, “ha resistito meglio di molti altri Paesi alla prima ondata della crisi”, ma “nel periodo 2011-12, il sistema bancario è divenuto vulnerabile al contagio proveniente dalle preoccupazioni internazionali circa il livello del debito pubblico”.    Attualmente, “secondo gli indici di bilancio, le banche italiane registrano in media un indebitamento inferiore ai loro omologhi europei. Tuttavia, con il persistere della recessione, il livello già elevato di crediti in sofferenza è in aumento e rimane un’importante fonte di preoccupazione”.