Opel, la pantomima. Merkel sostiene Magna ma General Motors forse non vende più. Fiat si defila

Pubblicato il 4 Settembre 2009 - 23:46| Aggiornato il 20 Febbraio 2017 OLTRE 6 MESI FA

La vicenda della Opel oscura le peggiori sceneggiate napoletane che l’Italia mette in atto quando ci sono di mezzo affari internazionali. Se le parti fossero invertite, e l’Italia fosse al posto della Germania, sarebbe davvero divertente leggere cosa scriverebbero i giornali  tedeschi.

La storia va avanti da mesi. Il colosso amwericano dell’automobile General Motors, nel pieno della crisi produttiva e finanziaria che ha anche portato alla vendita di Chrysler alla Fiat, era ormai con un piede nel fallimento e con tutt’e due in una durissima ristrutturazione, che prevedeva anche la chiusura, o la cessione, delle succursali europee, Opel in Germania e Vauxall in Gran Bretagna.

Angela Merkel

Angela Merkel

I governi inglese e tedesco non potevano nemmeno considerare la chiusura, anche Angela Merkel, cancelliere di Germania, aveva esordito dicendo che nemmeno un euro del governo tedesco sarebbe stato speso per salvare una fabbrica d’auto. detto questo, la Merkel ha pilotato una ridicola asta tra vari pretendenti della Opel, che vedeva nel piatto anche cospicui sussidi di stato. Proprio per questo il governo di Berlino ha avuto titolo per intervenire nella scelta.

All’asta ha partecipato anche la Fiat, il cui progetto industriale era di gran lunga il migliore e il più sensato sotto il profilo dell’interesse complessivo europeo. Il piano Fiat era però anche il più duro sotto il profilo dei tagli all’occupazione e la cosa non era stata per nulla gradita dal sindacato tedesco, potentissimo, che aveva subito posto il veto. Il sindacato italiano, intanto, pensava ad altro, compreso volare a Detroit e descrivere ai colleghi americani le meraviglie di Sergio Marchionne, capo esecutivo della Fiat e in procinto di diventare anche capo di Chrysler.

Con le elezioni politiche ormai in vista, la Merkel non poteva rischiare di alienarsi nemmeno un voto e la sua scelta è stata obbligata, a favore di un consorzio guidato dalla società austro canadese Magna. Non producendo auto, ma solo componenti per auto, Magna non aveva molto da integrare e tagliare e andava benissimo per le esigenze elettorali dei politici tedeschi.

Anora una volta è dobveroso ribadire che se una procedura del genere, col tiramolla su garanzie occupazionali e finanziamenti l’avessero seguita gli italiani, interi vasi di liquame sarebbero stati rovesciato sul nostro paese.

Le discussioni tra General Motors, che comunque resta proprietaria, fino alla vendita, di Opel, e il compratore scelto dal governo, si sono protratte per mesi, per mettere nero su bianco i termini di un”intesa.

Sono cos’ passati tanti mesi nei quali General Motors ha potuto procedere nel suo piano di ristruttrazione e ora le cose in America non vanno più così male, al punto che la Opel sta riconsiderando la strada imboccata e sta riconsiderando l’idea sdi non vendere più o anche di cambiare compratore.

Potrebbe essere interessante per la Fiat rientrare nel gioco, ma la Fiat, stando ai giornali tedeschi, invece si chiama fuori dalla gara perché convinta che la Gm non abbia più intenzione di vendere la società.

Il governo tedesco non contempla, almeno pubblicamente, l’eventualità che il gruppo americano possa decidere di ristrutturare la Opel – come è emerso questa settimana dalla stampa – invece di cederla. Ma sarebbe questa, secondo quanto
scrive il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) in un articolo che verrà pubblicato nell’edizione di sbato, la decisione che Detroit avrebbe già preso.    In particolare, secondo il giornale, Bob Lutz, product manager di Gm, avrebbe espresso chiaramente, durante una recente visita a Berlino, che il gruppo vuole mantenere Opel. E sempre la Faz, citando una persona vicina alla Fiat, rivela che il Lingotto non sarebbe più interessato alla casa tedesca proprio perché la Gm avrebbe deciso di fare marcia indietro.

Resta solo un’incognita, che gioca a favore di Magna. Secondo il Wall street journal l’Unione Europea non sarebbe disposta a approvare un finanziamento agevolato per miliardi di dollari concesso a Opel dai governi tedesco. britannico e portoghese per privilegiare il mantenimento di insediamenti produttivi nei tre paesi se proprietario di Opel diventasse un soggetto esterno rispetto all’Europa. Con una logica molto di Bruxelles, la tesi è che aiuti provenienti da fuori Ue sarebbero distorsivi della concorrenza.