Pensioni, anticipo: ipotesi prestito pagato dalle aziende

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Ottobre 2015 - 09:30 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, anticipo: ipotesi prestito pagato dalle aziende

Pensioni, anticipo: ipotesi prestito pagato dalle aziende

ROMA – Un prestito pensionistico per il lavoratore vicino all’età di vecchiaia a carico delle aziende. E’ – secondo fonti di Governo – una delle ipotesi allo studio. L’impresa potrebbe fare un accordo per l’uscita anticipata pagando i contributi fino all’accesso alla pensione. L’azienda pagherebbe anche una quota dell’assegno per recuperare dal lavoratore quanto versato, tramite Inps.

Prestito aziendale. In pratica – spiegano tecnici vicini al dossier, nell’ipotesi che la misura vada nella Legge di Stabilità – azienda e lavoratore dovrebbero trovare un accordo per l’uscita anticipata con costi sia per l’impresa che per il pensionando mentre lo Stato avrebbe solo costi residuali. L’azienda, a fronte della possibilità di aumentare il turn over, svecchiando il personale, infatti, dovrebbe pagare i contributi per la persona che esce in anticipo rispetto all’età di vecchiaia fino al raggiungimento dei requisiti per l’accesso alla pensione.

L’impresa pagherebbe anche una quota della pensione ma questa dovrebbe poi essere restituita dal lavoratore, tramite l’Inps, una volta raggiunti i requisiti e andato in pensione con un meccanismo ancora da affinare. Ad esempio, una persona che matura una pensione di mille euro al mese che dovesse lasciare il lavoro in anticipo di due anni a fronte dell’accordo su un prestito di 800 euro al mese avrebbe un debito con l’azienda di avrebbe un ”debito” con l’azienda di 20.800 euro. Se si ipotizza che la pensione si percepisce per circa 15 anni la decurtazione potrebbe aggirarsi sui 1.400 euro l’anno (poco più di 100 euro al mese sull’assegno ai 1.000).

La differenza con il meccanismo previsto dalla legge Fornero sul lavoro per l’uscita anticipata a carico delle aziende è che questa sarebbe meno onerosa per i datori di lavoro.

Disoccupati tra il 2012 e 2015. Per le persone che sono state licenziate tra il 2012 e il 2015 e non rientrano quindi tra gli esodati il Governo pensa a un meccanismo di accesso anticipato alla pensione a carico dello Stato ma con una decurtazione ugualmente legata all’importo del prestito pensionistico e al tempo per il quale si percepisce.

Davide Colombo sul Sole 24 Ore illustra le altre misure allo studio.

La misura potrebbe affiancarsi sia al prestito aziendale sia alla nuova «opzione donna», ovvero alla possibilità per le donne del settore privato (per le quali dal 2016 è previsto un aumento di 22 mesi dell’età di vecchiaia) di uscire dal lavoro tre anni in anticipo a fronte di una decurtazione della pensione nel rispetto dei principi di equità attuariale (circa 3,5% ogni anno) e non più con il ricalcolo interamente contributivo. La perdita secca non supererebbe il 10%, in questo caso, contro il 25% della vecchia misura sperimentale lanciata nel 2004 e che si chiude quest’anno. (Davide Colombo, Il Sole 24 Ore).