Pensioni, aumento età pensionabile: 15mila deroghe a quota 67 anni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Novembre 2017 - 09:09 OLTRE 6 MESI FA
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Pensioni: verso rinvio aumento età pensionabile. 15mila le deroghe a quota 67 anni

ROMA – Pensioni: verso mini-stop aumento età pensionabile. 15mila le deroghe per i lavori gravosi. Rinviare di sei mesi il decreto direttoriale che fa scattare dal 2019 l’aumento dell’età per la pensione a 67 anni. A chiederlo emendamenti bipartisan al decreto fiscale, a partire da quello del Pd, a prima firma D’Adda e sottoscritto da diversi senatori Dem della commissione Lavoro. Diverse proposte anche dalle opposizioni: Sel, così come il Movimento 5 Stelle chiede di sospendere l’automatismo fino al 2022 o di rimandare il decreto al 30 giugno, come chiede anche Mdp. La Lega di sospenderlo fino al 2020.

Sindacati oggi da Gentiloni. Sindacati in pressing per fermare l’automatismo dell’incremento dell’età pensionabile che, con i cinque mesi di aumento dell’aspettativa di vita certificati dall’Istat, porterà dal primo gennaio 2019 l’età per l’uscita di vecchiaia a 67 anni. Oggi pomeriggio Cgil, Cisl e Uil, con i rispettivi segretari generali, saranno a Palazzo Chigi per l’incontro convocato dal premier Paolo Gentiloni, al quale prenderanno parte anche i ministri del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, e dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

15mila deroghe per chi fa lavori gravosi. Tre, sulla carta, le vie attraverso cui si potrebbe intervenire: far slittare di sei mesi (come chiede il Pd) la scadenza di fine anno del decreto ‘direttoriale’ Lavoro-Economia che dà attuazione all’adeguamento automatico dell’età pensionabile a 67 anni dal 2019; emanare il decreto nei tempi previsti dalla legge (quindi entro il prossimo 31 dicembre) e agire l’anno prossimo, con un intervento legislativo successivo per fermare e rivedere il meccanismo, proseguendo nel frattempo il confronto con i sindacati; escludere dall’innalzamento dell’età a 67 anni i lavori gravosi, tutte o una parte delle undici categorie già indicate per l’Ape social (che vanno dalle maestre agli infermieri che fanno i turni di notte ai camionisti e macchinisti).

Una platea che potrebbe arricchirsi ulteriormente, rimanendo comunque abbondantemente sotto quota 20mila lavoratori, nell’eventualità in cui, con una modifica all’attuale manovra all’esame del Senato il mini-stop all’innalzamento automatico della soglia pensionabile a 67 anni nel 2019 (e per altri 7 anni), venissero aggiunte anche le categorie dei siderurgici, gli agricoli e i marittimi all’elenco dei “gravosi”. (Davide Colombo e Marco Rogari, Il Sole 24 Ore)

Gli emendamenti. Un intervento in questo senso, diretto cioè ad una categoria specifica di lavoratori, è stato già fatto nel 2016 per gli usuranti: la scorsa legge di bilancio ha infatti congelato per loro gli adeguamenti alla speranza di vita fino alla fine del 2026. Lo strumento attraverso il quale agire presto per rinviare lo scatto tout court sarebbe il decreto fiscale. Sulla questione, un emendamento al dl, ora al Senato, è stato presentato intanto da Mpd, con il quale si chiede lo slittamento a giugno del 2018 della decisione sull’aumento dell’età per la pensione. Resta aperta l’eventualità (al momento anch’essa sulla carta) che possa essere lo stesso governo a presentare un emendamento.

Il Pd, chiedendo di rinviare l’aumento, riconosce che non tutti i lavori sono uguali. Stesso presupposto da cui partono i sindacati, tra cui però non mancano dei distinguo. Ma per la Cgil non basta un rinvio, serve “una svolta vera”: spostare la discussione al 2018 e quindi dopo le elezioni non risolve il problema, anzi potrebbe essere perfino controproducente, per il numero uno Susanna Camusso, secondo cui il punto vero è la definizione di nuove regole strutturali.

Per la Cisl una ‘moratoria’ di sei mesi, bloccando lo scatto, potrebbe invece servire per rivedere il meccanismo e individuare con attenzione le categorie, sulla base del confronto con i sindacati e degli impegni assunti nel verbale di accordo sulla previdenza dell’anno scorso. La Uil insiste sulla necessità di congelare l’aumento dell’età pensionabile, ma ricorda che bisogna anche intervenire sulle future pensioni dei giovani, eliminare le disparità di genere che penalizzano le donne e rilanciare la previdenza complementare.