Pensioni. Colpiti gli autonomi per aiutare precoci e esodati

Pubblicato il 20 Gennaio 2012 - 13:27 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Pensioni: colpire gli autonomi per trovare le risorse a sostegno dei lavoratori precoci, gli esodati e i troppo penalizzati dalla riforma. La proposta contenuta nell’emendamento al decreto milleproroghe è stata approvata oggi (20 gennaio)inelle Commissioni Bilancio e Affari Costituzionali della Camera: un nuovo ritocco per le aliquote contributive pensionistiche dei lavoratori autonomi che a regime, nel 2016, sarà complessivamente dello 0,15%. Nonostante il ministro del Welfare Elsa Fornero si fosse dichiarata fermamente contraria. Se il saldo della riforma deve essere zero per la copertura finanziaria, questo il ragionamento, non si possono colpire altre categorie ma chiedere a chi ha di più. Insomma gli aggiustamenti sono necessari, ma non a scapito di artigiani, commercianti e coltivatori diretti, mezzadri e coloni iscritti alle relative gestioni autonome Inps.

L’emendamento prevede un incremento dello 0,01% a partire dal primo gennaio 2013, mentre nel 2014 il contributo salirà allo 0,04%, cui si aggiungerà un ulteriore 0,05% a partire dal 2015 fino ad arrivare a un incremento complessivo di 0,15 punti percentuali nel 2016. “Hanno tergiversato anche in questi tre giorni sulla questione pensioni e le modifiche apportate sono uscite sui giornali e non in Commissione. Come avevamo già previsto e annunciato non essendoci la copertura finanziaria ben han pensato di risolvere le penalizzazioni precoci andando a colpire gli autonomi e quelli delle partite iva. Ancora una volta a pagare la politica scellerata di un Governo che non può più essere definito tecnico sono i cittadini del Nord”. A dichiararlo sono i capigruppo delle Commissioni Bilancio e Affari Costituzionali della Camera Massimo Bitonci e Guido Vanalli e i deputati del Carroccio Massimo Polledri, Roberto Simonetti, Maria Piera Pastore e Claudio D’Amico.

Aggiustamenti e correzioni riguarderanno gli “esodati”, coloro che a un passo dalla pensione hanno accettato gli incentivi delle aziende per uscire. L’incentivo serviva a compensare i contributi mancanti: con le nuove regole dovrebbero aspettare anche 5 anni, o comunque lunghi periodi nella terra di nessuno dei senza reddito e senza assegno previdenziale. C’è poi il capitolo delle penalizzazioni sulla quota di assegno calcolata con il sistema contributivo per i lavoratori precoci che vanno in pensione prima dei 62 anni. Adesso la penalizzazione è fissata all’1% per gli ultimi due anni prima dei 62 e al 2% per gli anni precedenti: ci sarà un ritocco verso il basso, una penalità meno onerosa per il pensionato. Che terrà conto anche delle differenze di genere: le lavoratrici maturano il diritto alla pensione dopo 41 anni e 1 o 3 mesi, un anno in meno dei colleghi maschi. Vantaggio che però le donne scontano sull’asssegno: questa differenza verrà limata.