Pensioni. 15 anni di contributi silenti (entro il ’92) bastano? Si studia deroga

Pubblicato il 30 Gennaio 2013 - 10:06| Aggiornato il 13 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Pensioni. 15 anni di “contributi silenti” (persi se non si maturano i requisiti) potrebbero bastare, a dispetto della Riforma Fornero che impone 20 anni tassativi. E’ lo stesso ministero del Lavoro che sta studiando una deroga. Una speranza per alcune decine di migliaia di lavoratori, in gran parte donne, a patto che abbiano maturato i versamenti entro il 31 dicembre 1992. I tecnici parlano di 60/70 mila unità, persone che 20 anni dopo la data limite del ’92 hanno scoperto che 15 anni non sarebbero bastati per accedere alla pensione. Difficile immaginare, per questi soggetti, un ritorno al lavoro di almeno altri 5 anni (quindi 5 di contribuzione): spesso non sono neanche più in grado di lavorare o comunque reinserirsi nel circuito occupazionale.

Solo pochi giorni fa l’Inps, per bocca del suo direttore generale Mauro Nori, aveva chiuso le porte alla possibilità di restituire in qualche forma quello stock di contributi, appunto silenti, finiti nelle casse dell’Inps ma inesigibili in nessun modo da quei circa 7/8 milioni di contribuenti senza speranza di maturare i requisiti pensionistici. “L’Inps andrebbe in default” aveva risposto Nori. Adesso, dal Governo stanno discutendo la deroga agli anti ’92 con 15 anni di contributi, come stabilito prima dell’ultima riforma Fornero. Dice Cazzola (Lista Monti), vicepresidente della Commissione Lavoro alla Camera, “il governo, questo governo, deve dire all’Inps di cancellare la circolare (quella di marzo, ndr.), mantenendo la salvaguardia dei 15 anni versati prima del ’92”. Ma, ricorda Enrico Marro sul Corriere della Sera, “pare che la Ragioneria generale dello Stato sia contraria”.