Pensioni d’oro. Governo-Parlamento: no indicizzazioni, contributivo puro

Pubblicato il 8 Agosto 2013 - 12:33 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni d'oro da 90 mila euro al mese: cose da fare, senza demagogia

Pensioni d’oro da 90 mila euro al mese: cose da fare, senza demagogia

ROMA – Pensioni d’oro. Governo-Parlamento: no indicizzazioni, contributivo puro oltre 5mila €. 100 mila sono le pensioni cosiddette d’oro e che costano 13 miliardi l’anno. A Mauro Sentinelli, il pensionato d’oro più ricco d’Italia, l’Inps ogni mese stacca un assegno di 91.337,18 euro. Alberto De Petris, ex manager di Infostrada, 66.436,88 euro mensili, Mauro Gambaro (ex presidente della compagnia aerea Volare, 51.781,93 euro. L’elenco è lungo, ma soffermiamoci sui primi tre. E’ chiaro che una pensione, come nel caso di Sentinelli, da 3000 mila euro al giorno tende a farsi notare, alimenta scomodi paragoni (le pensioni minime), suscita indignazione. Dovrebbe essere altrettanto chiaro che l’ingegner Sentinelli non sta rubando nulla, beneficia delle leggi esistenti.

Matteo Renzi, a sinistra, ha ripetutamente citato i 9 pensionati più ricchi. Gli stessi sono stati l’oggetto di una interrogazione parlamentare da parte di Deborah Bergamini, Pdl stavolta.

Le ha risposto il ministro Enrico Giovannini che ha preso atto della sperequazione ma declina responsabilità sul mancato intervento perché ha le mani legate dalla Consulta che impedisce prelievi e contributi di solidarietà i quali vanno considerati tributi e quindi devono essere universali. Cosa si può fare concretamente? Tenendo anche conto della circostanza che, per dire, Sentinelli è l’ingegnere che ha materialmente inventato la Tim Card, che guadagnava fino a 9 milioni di euro l’anno e che ha versato i suoi contributi nel fondo scandalosamente privilegiato dei telefonici. Ricaviamo queste precisazioni da un articolo su La Stampa di oggi (8 agosto) insieme a un paio di proposte.

Due sono gli interventi sulle «pensioni d’oro» proposti da un esperto di pensioni come Giuliano Cazzola, (ex Cgil, ex Pdl, ora Scelta Civica). Il primo è un taglio sia della indicizzazione degli assegni rispetto al costo della vita che del rendimento dei contributi versati al crescere dell’importo dell’assegno. Il secondo, il ricalcolo con il sistema contributivo delle pensioni «retributive» che superano i 5mila euro al mese. Per prelevare parte della differenza. Certamente non farebbe piacere all’ing. Sentinelli. Ma siamo sicuri che potrebbe farcela ad arrivare alla fine del mese. (Roberto Giovannini, La Stampa)