“Non chiamateci esodati”. La lettera di un espulso dal ciclo produttivo

Pubblicato il 30 Marzo 2012 - 12:42 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Non chiamateci “esodati”, scrive al Corriere della Sera un lavoratore preoccupato per il suo futuro immediato a entrate zero, tre anni senza stipendio e senza assegno previdenziale. “Il nostro è un dramma, siamo espulsi dal ciclo produttivo, non stiamo facendo una traversata nel deserto”, mette i puntini sulle i Emilio De Martino, che chiede al ministro Fornero, al Governo, all’opinione pubblica di non creare, così per decreto, centinaia di migliaia di nuovi poveri. Nella sua situazione ci sono 357 mila persone dichiara Cesare Damiano del Pd. Il governo aveva fatto una stima iniziale di 65 mila lavoratori, ma dopo poche settimane la cifra si è ingigantita a dismisura: L’inps, interpellata, risponde che “dipende“.  “Forse un numero inferiore o forse superiore a 350mila, dipende dalle scelte che verranno fatte, il numero esatto si potrà definire dopo che saranno chiariti alcuni passaggi organizzativi”.

Dipende da quali situazioni saranno considerate meritevoli di tutela e accompagnamento. Il caso di De Martino, per fare un esempio, dovrebbe rientrarci. Cosa gli è successo? Nel novembre 2011 ha firmato un accordo di esodo incentivato con le Poste Italiane. In cambio della sua uscita anticipata dal lavoro l’azienda l’avrebbe aiutato fino al conseguimento della pensione. De Martino è nato nel dicembre del 1952, e ha 37 anni e 5 mesi di contribuzione. Con le norme pre-Fornero avrebbe potuto andare in pensione a gennaio del 2014. Con le nuove norme resta fuori: la circolare 35 Inps spiega che la deroga si applica solo a chi riceverà il primo assegno (decorrenza del trattamento) entro il 1 dicembre 2013, per effetto delle finestre mobili che, sia pur cancellate dalla riforma, restano in vigore per coloro che ne vengano esentati.

Morale, dal 1 gennaio del 2014 al 1 luglio del 2017 De Martino non riceverà né stipendio né pensione. Lo “scivolo” verso la pensione di Poste Italiane ( e che riguarda altre grandi aziende come Enel, Ibm, Wind, Telecom) non è stata una scelta di comodo, ma il compromesso raggiunto in seguito a un piano di ridimensionamento dell’organico aziendale. Diciamo la gestione degli esuberi, “gli espulsi dal ciclo produttivo” come dice bene De Martino. Non chiamiamoli esodati.