Pensioni flessibili e ricalcolo, Governo con Inps: i no di sindacati e manager

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Marzo 2015 - 09:36 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni flessibili e ricalcolo, Governo con Inps: i no di sindacati e manager

Pensioni flessibili e ricalcolo, Governo con Inps: i no di sindacati e manager

ROMA – Una riforma organica da presentare al governo entro giugno che affronti prima di tutto il nodo delle persone tra i 55 e 65 che hanno perso il lavoro ma sono ancora lontane dall’uscita è stata ribadita dal presidente Inps Tito Boeri: è il piano di lavoro sul quale concorda il ministro del lavoro Poletti “disponibilissimo ad affrontarlo” non appena l’Inps avrà fatto tutte le sue rilevazioni.

Il tema è la modifica delle regole di uscita dal lavoro in senso più flessibile e soprattutto sostenibile: si immagina una forma di reddito minimo per quei lavoratori espulsi dal ciclo lavorativo in vista della pensione finanziato dai risparmi ottenibili sul lato propriamente assistenziale dell’Inps. Spiega Valentina Conte su Repubblica:

 «Potrebbe bastare un miliardo e mezzo» per proteggere la fascia d’età 55-65 anni, calcola Boeri. Da reperire risparmiando all’interno della protezione sociale, ad esempio guardando alle gestioni speciali. «È un po’ di tempo che abbiamo detto che va fatta una riflessione sul tema delle pensioni», risponde ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.

«Boeri ci sta lavorando e noi insieme a lui: è un tema all’ordine del giorno, siamo disponibilissimi ad affrontarlo». Il nodo è quello di «flessibilizzare in uscita il sistema», ribadisce Poletti, proprio per tamponare «il problema sociale più acuto, gli over 55 che «rischiano di trovarsi in una terra di nessuno ». Boeri «sta facendo le simulazioni, poi vedremo il da farsi». (Valentina Conte, La Repubblica)

La Cgil di Susanna Camusso è interessata alla questione ma esige che il Governo si confronti con i sindacati prima che con l’Inps. Susanna Camusso che ha sottolineato come il confronto con Boeri non può sostituire quello con il Governo “perché oltre che a quello del funzionamento, abbiamo un problema di cambiamento della legge Fornero”, e il leader Fiom Landini che ha fissato le priorità, abbassamento dell’età pensionabile per dare spazio ai giovani, su tutte.

E il da farsi lo vedrà anche il parlamento, stando alle parole del presidente della Commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano, che ha apprezzato la convergenza tra esecutivo e Istituto e ha ricordato come in commissione sia ripresa la discussione sulle proposte di legge sulla flessibilità del sistema previdenziale e sono previste audizioni per Poletti, Boeri e parti sociali.

Per Damiano sarebbe preferibile «affrontare per prima cosa i privilegi di chi ha goduto di contribuzioni più basse e regole più generose di anticipo pensionistico». Come i dirigenti, andati in quiescenza con l’80% della retribuzione e soli 30 anni di contributi. «Partiamo da qui, se non vogliamo colpire i soliti noti che hanno dato già più del dovuto», sostiene Damiano. (Valentina Conte, La Repubblica)

A proposito di quelli che Boeri indica come privilegi sui quali è doveroso seppure spiacevole intervenire: l’ipotesi è quella di guardare bene per esempio la gestione speciale dei dirigenti perché finanziata anche dai fondi di dipendenti e precari e che, se fosse calcolata con il metodo contributivo oggi in vigore, sarebbe più bassa del 23%.

La volontà di ritoccare in questo ambito le pensioni più alte per trovare parte delle risorse necessarie alla riforma è intervenuta Federmanager che l’ha definita “un attacco diretto e demagogico alle pensioni di categoria”. Damiano partirebbe proprio da qui ma  l’idea di “tosare” gli assegni in essere liquidati con il retributivo “può essere pericolosa”, avverte. Rischia di spaventare pensionati e pensionandi come dice Barbagallo della Uil.

E sull’aggancio all’aspettativa di vita (che eleva l’età pensionabile, dal 2016 a 66 anni e 7 mesi), voluto dal governo Berlusconi, aggiunge Damiano, “se non viene corretto ci porterà ad aziende popolate da settantenni”.