Pensioni. Flessibilità nel 2017: 62/63 anni, taglio 11%
Pubblicato il 25 Febbraio 2016 - 09:54 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – Pensioni. Flessibilità nel 2017: 62/63 anni, taglio 11%. L’intervento sulle pensioni per rendere l’uscita flessibile è ancora sul tavolo dell’Esecutivo anche se i tempi non potranno che coincidere con la prossima legge di Stabilità, quella per il 2017. “Questa è la volontà del Governo”, spiega il neo-sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannici (l’uomo a cui Matteo Renzi ha affidato la cabina di regia della politica economica del governo), in una delle sue prime uscite pubbliche, l’occasione è stata un convegno all’Istat, dopo la nomina.
Si guarda al prossimo autunno, per mettere a punto un piano così da rendere meno rigidi i paletti fissati con la riforma delle pensioni targata Fornero. Non è però tanto, come noto, una questione di calendario quanto di risorse e di rapporti con l’Europa. Il sottosegretario a Palazzo Chigi bolla invece come “una tempesta in un bicchier d’acqua” tutta la vicenda sollevata sulle “pensioni di reversibilità”: “non c’è mai stato nulla”. Altrettanto netto è Renzi: “E’ una balla che hanno scritto”. Il sindacato dei pensionati della Cgil resta però sulla sua posizione: “Il testo” della delega “dice il contrario. Basterebbe cambiarlo”.
Flessibilità, le ipotesi in campo. Tutte le ipotesi di intervento sulle età di pensionamento prevedono “delle penalizzazioni” degli assegni. Chi desidera il ritiro anticipato deve rassegnarsi – ha sottolineato Nannici – ad accettare un assegno ridotto. Sul Messaggero una ricapitolazione delle soluzioni percorribili su un tema, quello della flessibilità in uscita che, come dimostrato dal recente sondaggio online promosso dallo stesso Renzi, è al primo posto delle preoccupazioni degli italiani.
Tecnicamente le soluzioni comunque non mancano. Sul tavolo del governo ce ne sono diverse e da diverso tempo. C’è per esempio la proposta di legge messa a punto dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, ribattezzata «non per cassa ma per equità». Prevede un abbassamento di tre anni dell’età di pensionamento, dunque a 63 anni e 7 mesi, purché l’assegno maturato sia pari ad almeno 1.500 euro al mese.
Chi decide di uscire prima dal mondo del lavoro, però, dovrà accontentarsi di una pensione ridotta in media, secondo i calcoli di Boeri, del 10-11%, con una penalizzazione sulla quota retributiva dell’assegno. La proposta prevede anche il congelamento a 43 anni dell’età contributiva massima per andare in pensione, slegandola dall’aspettativa di vita. Il costo iniziale della flessibilità, come declinata da Boeri, sarebbe di circa 3 miliardi. (Il Messaggero)