Pensioni, oltre il 15% del Pil: picco della spesa in anticipo di 20 anni

Pubblicato il 26 Settembre 2011 - 09:09 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Lo Stato spende più soldi del previsto per il sistema pensionistico: per questo, spiega Antonio Signorini sul Giornale, è stato “costretto” a intervenire sulla previdenza nell’ultima manovra. La cosiddetta “gobba previdenziale” (ovvero il picco dell’incidenza della spesa per le pensioni sul Pil) è stato infatti raggiunto nel 2010 anziché nel 2030, che era la data indicata dalle previsioni.

A spiegare i conti, come riporta il Giornale, è stato il deputato del Pdl Giuliano Cazzola: «Tra il 2008 e il 2010, l’incidenza della spesa è cresciuta di 1,4 punti percentuali fino al 15,3%». Fino al 2014 la spesa si assesterà al 15,4%, e decrescerà solo del 2040, ma «tornerà sotto i 14 punti solo dopo il 2060 e non intorno al 2045 come era previsto».

Dunque gli interventi approvati dall’esecutivo con la nuova finanziaria non servirebbero tanto a cercare di racimolare soldi il più in fretta possibile, quanto a cercare un seppur flebile riassestamento dei conti pubblici in ottica futura.

Eppure le misure non bastano, per cui il governo starebbe (e la conferma è arrivata sempre per bocca di Cazzola) pensando ad altri interventi sul sistema pensionistico. Signorini nell’articolo elenca le possibili soluzioni al vaglio: l’abolizione di fatto delle anzianità, attraverso “quota 100” da raggiungere in cinque anni (ossia la somma dell’età in cui si va in pensione con gli anni di contributi versati, ad esempio 65 + 35 o 60 + 40).

Ma c’è anche l’introduzione del sistema di calcolo contributivo pro rata per tutti, a partire dal 2012. In sostanza, “anche chi aveva 18 anni di contributi nel 1995 e quindi ha diritto a un assegno calcolato con il sistema retributivo puro o le generazioni successive del «misto», avrebbe lo stesso trattamento di chi è stato assunto dopo il ’95”.

Il governo starebbe pensando anche all’anticipo al 2012 dell’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita, ora previsto per il 2013. E si fa largo persino l’ipotesi di un “contributo di solidarietà” per i baby pensionati (quelli ritirati con 50 anni di età e 25 di contributi).