Pensioni: il nodo precoci. Uscita per tutti costa troppo: 3 mld

Pensioni: il nodo precoci. Uscita per tutti costa troppo: 3 mld
Pensioni: il nodo precoci. Uscita per tutti costa troppo: 3 mld

ROMA – Pensioni: il nodo precoci. Uscita per tutti costa troppo: 3 mld. E’ l’uscita anticipata dei lavoratori precoci – ovvero quei lavoratori che hanno già maturato i 41 anni di contributi ma non hanno l’anzianità necessaria per andare in pensione –  al momento, lo scoglio più complicato del confronto tra Governo e sindacati sugli interventi in materia previdenziale. Dopo le preoccupazioni espresse nei giorni scorsi dai sindacati sulla questione, oggi il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha ammesso che il tema “è molto difficile da affrontare, perché ha un livello di costo molto alto”.

I conti saranno fatti il 21 settembre nell’incontro politico già fissato e dipenderanno dai criteri per l’individuazione della platea e dai benefici che si deciderà di dare a questa fascia di lavoratori. Secondo dati Inps sono circa 3,5 milioni le persone che hanno almeno un anno di contributi versati prima dei 18 anni (chiaramente la stragrande maggioranza non ne ha però ancora 41).

Secondo alcune stime le persone che possono essere considerate precoci e hanno almeno 41 anni di contributi (ma non i 42 e 10 mesi necessari per l’uscita per la pensione anticipata) potrebbero essere circa 80.000. Se si consentisse a tutti di uscire con 41 anni la spesa sarebbe insostenibile (la pensione media mensile di chi esce con la pensione anticipata è di oltre 1.800 euro e se si calcolassero per tutti 22 mesi di anticipo oltre la tredicesima si supererebbero i tre miliardi) ed è probabile che si valuteranno criteri più stringenti.

E’ probabile che si chiederanno almeno due anni di contributi prima dei 18 anni di età e che si definiranno sconti legati ai contributi versati prima dei 18 anni (magari tre/quattro mesi di anticipo per ogni anno lavorato prima dei 18 anni). La spesa rischia di essere molto alta, comunque superiore singolarmente a tutti gli altri interventi dato che per l’aumento delle pensioni basse si dovrebbero stanziare 600 milioni, circa 500 per l’Ape, 100 per le ricongiunzioni onerose e 100 per i lavoratori usuranti.

Alcune stime parlano di 900 milioni ma il dato non è ancora chiaro perché dipenderà dai criteri che saranno adottati. Il 21 – ha sottolineato il numero uno della Cgil, Susanna Camusso – è una data importante perché è il giorno nel quale si dovrebbe capire quali sono le cifre che vengono messe a disposizione sui temi della previdenza ma “non è l’ultima occasione per discutere del tema”.

“Spero tanto – ha detto la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan – che il 21 sia una giornata importante e conclusiva di un grande lavoro”. Furlan ha sottolineato che ai precoci “bisogna dare una risposta positiva”. Il leader della Uil, Carmelo Barbagallo si è augurato di trovare un accordo già il 21 e ha ribadito che per la Uil ci vogliono sulla previdenza stanziamenti per 2,5 miliardi.

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