Incentivi oltre 65 anni o quota 100 dal 2015: tre piani per le pensioni

Pubblicato il 15 Novembre 2011 - 12:09 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Tre possibili ipotesi sulle pensioni di anzianità e su quelle di vecchiaia, basate su meccanismi di incentivi e disincentivi: sono quelle, secondo Repubblica, in discussione in queste ore per la manovra del governo Monti che dovrebbe salvare l’Italia e rispondere alle richieste dell’Unione europea.

Pensioni di anzianità

La prima ipotesi prevede una flessibilità di interventi sui trattamenti di anzianità. Messa a punto dagli economisti della Voce.info Tito Boeri e Agar Brugavini, prevede penalizzazioni e premi in base al momento in cui il lavoratore decide di ritirarsi. Si va da un minimo di 62 anni ad un massimo di 70, con una scadenza interno a 65 anni: chi sceglie di lasciare il lavoro prima di quel termine si vedrà ridurre l’assegno previdenziale, mentre chi andrà avanti oltre il sessantacinquesimo compleanno potrà godere di un piccolo bonus.

La seconda ipotesi sposta l’anticipo di quota 97 (tra età anagrafica ed età contributiva minima) dal 2013 al 2012. Nel 2013 la quota passerebbe a 98, nel 2014 a 99 per arrivare a 100, e così all’abolizione di fatto dell’anzianità, nel 2015. Nei prossimi quattro anni, quindi, la quota minima per andare in pensione aumenterebbe di quattro punti, passando da 96 a 100.

La terza ipotesi, infine, supererebbe il sistema delle quote, legando al requisito anagrafico di 60 anni di età anche i pensionamenti di chi ha un’età contributiva di 40 anni. Anche in questo caso, quindi, si arriverebbe a quota 100, ma senza scalini.

Pensioni di vecchiaia

Per quanto riguarda gli interventi sulla vecchiaia, il nuovo governo potrebbe accelerare i tempi previsti per l’adeguamento dell’età delle donne nel settore privato. L’esecutivo di Monti potrebbe decidere di anticipare l’adeguamento previsto entro il 2026, con partenza dal 2014.

Un’altra proposta allo studio, secondo Repubblica, sarebbe quella di anticipare dal 2026 al 2020 l’aumento della soglia di uscita a 67 anni.

Una terza proposta contempla l’estensione del contributivo pro-rata per tutti coloro che nel 1996, anno della riforma Dini, avevano oltre 18 anni di contributi. Coloro, cioè, che oggi possono andare in pensione in base al calcolo retributivo e non contributivo.