Pensioni. L’anticipo Ape doveva partire il 1° maggio, ma è fermo al palo. Il ritardo del governo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Maggio 2017 - 11:45 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni. L'anticipo Ape doveva partire il 1° maggio, ma è fermo al palo. Il ritardo del governo

Pensioni. L’anticipo Ape doveva partire il 1° maggio, ma è fermo al palo. Il ritardo del governo

ROMA – Pensioni. L’anticipo Ape doveva partire il 1° maggio, ma è fermo al palo. Il ritardo del governo. Si era scritto e legiferato che l’anticipo pensionistico, il cosiddetto Ape, sarebbe partito dal 1° maggio: non è così,il Governo è in forte ritardo per cui è impossibile presentare le domande e ora Palazzo Chigi pensa di far slittare i termini a luglio. Non sono solo Cgil e sindacati a criticare il pesante ritardo nell’iter di approvazione dei decreti in materia di Ape sociale e lavoratori precoci. Anche il Consiglio di Stato invita il governo a far presto e soprattutto non penalizzare i candidati all’anticipo per i suoi ritardi.

Secondo i giudici amministrativi (oltre ai rilievi sulla platea dei beneficiari che deve essere normata attraverso la modifica della legge e non con un semplice regolamento), visto che il regolamento arriverà in ritardo rispetto alla tabella di marcia, il governo deve comunque consentire ai lavoratori che hanno i requisiti di beneficiare del pensionamento anticipato già a partire dall’1 maggio. Il Consiglio di Stato suggerisce “di valutare l’opportunità di prevedere un termine più ampio, che potrebbe essere fissato (almeno) al 31 luglio 2017”.

Mentre il dpcm è fermo, il primo maggio è passato e le domande non si possono presentare. Il governo pensa ora di dare più tempo del previsto per presentarle (il 15 o il 31 luglio anziché il 30 giugno). Ma se il regolamento non sarà sbloccato subito, tutti i termini rischiano di saltare. L’Inps dovrebbe infatti stilare entro il 30 settembre la prima graduatoria degli aventi diritto in rapporto ai 300 milioni disponibili (si partirà dai più anziani). Il Consiglio chiede inoltre al governo di correggere il dpcm per garantire che il pagamento dell’Ape avvenga, per chi ne ha diritto, con effetto retroattivo dal primo maggio. Perché, per come è scritto il testo, c’è il rischio che non sia così. Insomma, un bel pasticcio. (Enrico Marro, Corriere della Sera)