Pensioni. Nuovi tagli: coro di no ma al Tesoro si studia e Poletti, Baretta…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Agosto 2014 - 10:53 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni. Nuovi tagli: coro di no ma al Tesoro si studia e Poletti, Baretta...

Pensioni. Nuovi tagli: coro di no ma al Tesoro si studia e Poletti, Baretta…

ROMA – Pensioni. Nuovi tagli: coro di no ma al Tesoro si studia e Poletti, Baretta… Il fronte pensioni si fa sempre più caldo, la scia di polemiche e ipotesi di intervento innescata dalle parole del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non si interrompe, anzi. I sindacati tornano all’attacco. Altolà anche da esponenti di maggioranza e opposizione. Ma il premier, Matteo Renzi, taglia corto e ironizza: “I giornali di agosto sono pieni di progetti segreti del governo. Talmente segreti che non li conosce nemmeno il governo”.

Tutti contrari, fatto sta che la discussione è stata riaperta dal ministro del Welfare Poletti evocando la famosa asticella, evidentemente da abbassare mettendo in apprensione tutto il ceto medio e non solo i cosiddetti pensionati d’oro, che il sottosegretario al Tesoro Baretta giura che chi sta sotto i 2mila euro lordi non sarà toccato, implicitamente ammettendo che per gli altri invece…

Le tre soluzioni sul tavolo dei tecnici. Poi ci sono i tecnici del Tesoro che stanno lavorando a tre ipotesi sul tavolo: contributo di solidarietà (quello del commissario alla spending review Cottarelli) con asticella fissata a 3,5/4mila euro netti per razionalizzare il sistema previdenziale, quindi ricalcolo dei trattamenti pensionistici percepiti con il sistema retributivo (laddove il prelievo inciderebbe sulla differenza che eccede l’assegno che si sarebbe realizzato con i contributi effettivi), infine il prestito pensionistico già proposto dall’ex ministro Giovannini.

Il contributo di equità che piace a Renzi. In più, non è un mistero, lo stesso Renzi ha manifestato grande interesse per il cosiddetto contributo di equità (proposta Boeri/Patriarca, Lavoce.it) , da distinguere da quello di solidarietà proprio perché andrebbe a pescare tra le pensioni medio alte calcolate con i sistemi contributivo o misto.

I paletti della Corte Costituzionale, gli ostacoli ricordati dall’Inps. Passando in rassegna le varie ipotesi per reperire fondi, è evidente come la strada sia accidentata: se si pensa al prelievo di una certa quota per gli importi più alti bisogna guardarsi dalla pronuncia della Consulta, che nel 2013 ha bocciato un provvedimento simile. Inoltre il Governo Letta nell’ultima legge di Stabilità ha già previsto un contributo. Se invece si considera il ricalcolo delle pensioni con il contributivo l’ostacolo diventa tecnico. L’operazione non pone problemi per gli ex dipendenti del privato, diverso è invece il discorso per gli statali.

Il direttore generale dell’Inps, Mauro Nori, infatti ammette come la valutazione per il settore pubblico “sarebbe più complessa, perché mancano conti assicurativi affidabili”. Sarebbe quindi necessario un lavoro di ricostruzione su una platea di circa 3 milioni di posizioni. Comunque, fa sapere Nori, al momento non è arrivata alcuna richiesta. Tanto sicuramente dipende da dove si pone l’asticella. A riguardo può essere utile ricordare come i redditi da pensione superiori ai 5 mila euro lordi mensili (circa 3.500 euro netti) siano intorno ai 170 mila.

Spauracchio pensioni contro spauracchio articolo 18? Se tutti sono contrari a rimettere mano sulle pensioni (tra chi non lo è va registrata la posizione di Elsa Fornero secondo la quale uno Stato in crisi prende da chi ha per dare a chi non ha) allora a chi giova tornare ad agitare lo spauracchio di un nuovo prelievo? A parte il sempreverde stratagemma di far fare l’annuncio per vedere l’effetto che fa, Roberto Mania su Repubblica offre una lettura tutta politicista, di equilibri di maggioranza e di problemi di visibilità.

Il Nuovo centro destra di Angelino Alfano ha sollevato, e ovviamente lo rifarà in Parlamento quando si discuterà sul Jobs Act, il tema dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Lo ha fatto per distinguersi, per una ricerca di identità all’interno della coalizione nella quale è prevalente l’impronta piddina. L’Ncd, però, si è decisamente schierato contro l’ipotesi di un nuovo contributo di solidarietà (c’è già quello introdotto dal governo Letta per le pensioni superiori ai 90 mila euro lordi l’anno). Poletti, questa volta d’accordo con Renzi, ha invece detto che l’articolo 18 non è all’ordine del giorno. E ha aperto un fronte sulle pensioni che è stato violentemente attaccato da Forza Italia. Ncd non può lasciare campo libero alla destra forzista. E allora è molto probabile che alla fine l’ipotesi del contributo di solidarietà (vista la posizione di Renzi) finisca solo per sgombrare definitivamente il campo dall’articolo 18: né licenziamenti, né contributo di solidarietà. Pareggio. (Roberto Mania, Repubblica)