Pensioni. Quota 100, abolirla libera tra 11 e 17 mld in due anni. Ma rischio nuovi esodati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Ottobre 2019 - 10:58 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni: quanto si risparmierebbe abolendo quota 100?

Il premier Conte e il ministro dell’Economia Gualtieri al lavoro sulla manovra (Ansa)

ROMA – C’è anche una sorta di clausola di salvaguardia tra le ipotesi su quota 100, alternativa a un intervento sulle finestre. All’incontro al Mef sulla manovra ai sindacati è stata illustrata anche l’ipotesi di un meccanismo di blocco delle uscite in caso a metà anno si registri un flusso maggiore delle attese, per garantire comunque il conseguimento dei risparmi. Sul tavolo anche altri due scenari: un allungamento di tre mesi delle attuali finestre, come già emerso o un allineamento a 9 mesi per tutti, pubblici e privati.

Abolirla? Risparmio 17 mld in due anni (11 con le adesioni attuali)

L’abolizione di quota 100 porterebbe a un risparmio teorico di quasi 17 miliardi di euro nel biennio 2020-2021. Questa cifra però non tiene conto del fatto che le adesioni alla misura sono state finora al di sotto delle aspettative. Solo il 60 per cento circa della platea stimata ha aderito a questa possibilità.

Dunque, se consideriamo che un terzo circa dei fondi stanziati non verrebbe comunque speso, l’abolizione di quota 100 comporterebbe un risparmio di poco più di 11 miliardi di euro in due anni.

Se poi le adesioni nei prossimi anni fossero tali da consentire allo Stato, anche con la misura in vigore, di non spendere la metà delle risorse stanziate, l’abolizione di Quota 100 consentirebbe un risparmio di circa 8,5 miliardi di euro in due anni.

“Nuova ondata di esodati”

“Allungare di tre mesi le ‘finestre’ per accedere a quota 100 si può anche fare, ma non è questo che risolve il problema aperto da questa misura temporanea”. Lo dice, intervistato dal Corriere della Sera, il consigliere economico di Palazzo Chigi Alberto Brambilla. L’esperto di previdenza sottolinea infatti che “quota 100 scade il 31 dicembre 2021. Se nel frattempo non si prendono provvedimenti, dal primo gennaio 2022 non si potrà più andare in pensione a 62 anni di età, avendo 38 anni di contributi, ma bisognerà aspettare fino a 67 anni e due mesi”.

Per questo “sarebbe bene pensare per tempo” ad una soluzione, ma “sarebbe una mossa sbagliata” l’eliminazione da subito di quota 100 perché “numerose aziende hanno già fatto gli accordi per mandare in pensione i lavoratori e si creerebbe quindi una nuova ondata di esodati. Inoltre, il grosso dei lavoratori col sistema retributivo o misto, che poteva approfittare di quota 100 senza rimetterci tanto, è già uscito. Invece, dal prossimo anno la maggior parte di coloro che potrebbero accedere al pensionamento anticipato avrebbe almeno il 60-65% dell’assegno calcolato col contributivo, perdendoci in media il 10%, che non è poco”.

“Quota 103 dal 2021”

Brambilla propone quindi “di predisporre un canale anticipato di uscita dal lavoro strutturale, che sia accessibile in particolare ai giovani per i quali la riforma Fornero è troppo rigida”. E dopo quota 100 “si potrebbe lasciare il lavoro a 64 anni avendo almeno 39 anni di contributi. Oppure, se si sono raggiunti 42 anni e mezzo di contributi (un anno in meno per le donne), indipendentemente dall’età”. Un sistema con ‘quota 103’ che potrebbe partire, “se decidiamo per tempo, anche dal 2021. E a quel punto quota 100 potrebbe cessare con un anno di anticipo”. (fonti Ansa, Agi, Corriere della Sera)