Pensioni, quota 100 addio: il Recovery conferma stop a gennaio 2022: si guarda a quota 102

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Aprile 2021 - 10:03 OLTRE 6 MESI FA
pensioni quota 100

Pensioni, quota 100 archiviata dal Recovery Plan (Ansa)

Pensioni, quota 100 addio: il Recovery conferma stop a gennaio 2022. “In tema di pensioni, la fase transitoria di applicazione della cosiddetta Quota 100 terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti”. Lo si legge nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Pensioni, quota 100 addio: il Recovery conferma stop a gennaio 2022

In  pratica, il modello di uscita anticipata dal lavoro adottato nel 2019 dal governo Conte I (M5S più Lega) non sarà dunque prorogato. Andrà in scadenza a gennaio 2022. Stop quindi a quota 100 che per 3 anni ha permesso a migliaia di lavoratori di andare in pensione in anticipo . Con almeno 38 anni di contributi e 62 anni di età (38 + 62, quota 100).

La discussione non finisce qui. Il governo Draghi starebbe lavorando a una soluzione meno onerosa per i conti previdenziali. Una quota 102 che prevederebbe dei criteri per la pensione di vecchiaia a 67 anni di età e almeno 20 di contribuzione.

Le maglie del meccanismo di uscita flessibile dal mondo del lavoro sarebbero più strette. 64 anni di età anagrafica (indicizzata alla aspettativa di vita). E 38 anni di contributi di cui non più di 2 anni figurativi (esclusi maternità, servizio militare, riscatti volontari).

Claudio Durigon, sottosegretario al Mef della Lega pensa a una misura che guardi oltre quota 100. “Bisogna puntare a quota 41 (cioè 41 anni di contributi indipendentemente dall’età) e a strumenti che diano ancor più flessibilità in uscita.

La pandemia ha cambiato tutti i parametri ed è ora di fornire alle aziende uno strumento valido per salvaguardare il mercato del lavoro, sia in entrata che in uscita.

Se non vogliamo che i dati sui disoccupati, già molto preoccupanti, diventino drammatici con lo sblocco dei licenziamenti, è necessario intervenire con una maggiore flessibilità in uscita, specialmente nel privato. Più spazio ai giovani e più strumenti alle aziende per rimodulare i propri organici in modo equo”.