Pensioni, rivalutazione negativa: cosa succede, quando pesa di più

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Novembre 2014 - 10:44 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, rivalutazione negativa: cosa succede, quando pesa di più

Pensioni, rivalutazione negativa: cosa succede, quando pesa di più

ROMA – Pensioni, rivalutazione negativa: gli effetti, quando pesa di più. Sugli assegni pensionistici pesano gli effetti dell’andamento del Prodotto interno lordo, cioè del Pil, con la conseguenza che crisi e mancata crescita si mangiano la rivalutazione portandola in territorio negativo. Il coefficiente, negativo (-0,1927%), svaluta invece di rivalutare. Le proiezioni ci dicono che chi lascerà il lavoro nel 2015 avrà un trattamento alleggerito solo di pochi euro, grazie al peso del sistema retributivo.

Tasso di capitalizzazione. Questo succede perché con l’introduzione del sistema contributivo della riforma Dini del 1995 il tasso annuo di capitalizzazione fu deciso fosse determinato in relazione alla variazione media, calcolata dall’Istat, con riferimento ai 5 anni precedenti l’anno da rivalutare. Il  tasso (il coefficiente di rivalutazione così determinato), poi, si applica al montante contributivo accantonato all’anno precedente, quindi quello del 2014, calcolato sul quinquennio 2009-2013, vale per il montante al 31 dicembre 2013.

Almeno 18 anni di contributi al 1995. Per questa fascia di lavoratori, grazie alla legge Fornero, il sistema contributivo si applica a decorrere dal 2012: per loro la svalutazione sarà molto contenuta. Considerando una retribuzione annua di 100mila euro, la svalutazione sarà pari a 127 euro: l’assegno di vecchiaia sconterà una riduzione di 7 euro lordi annui, rispetto a una rivalutazione nulla, per chi andrà in pensione nel 2015.

Meno di 18 anni di contributi al 1995. Per questa fascia di lavoratori la quota contributiva si applica dal 1 gennaio 1996: l’arco temporale di accumulazione del montante contributivo è più lungo. Il Sole 24 Ore cita l’esempio di retribuzioni medie, 16mila euro lordi al 1996, 22mila oggi: la perdita verificata per effetto della svalutazione che segue l’andamento negativo del Pil, vale 300 euro (17 euro in meno l’anno sull’assegno per chi cessa nel 2015.