Pensioni, Tasi, contratti, Iva…Renzi prepara il 2016

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Agosto 2015 - 11:33 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, Tasi, contratti, Iva...Renzi prepara il 2016

Pensioni, Tasi, contratti, Iva…Renzi prepara il 2016 (foto Lapresse)

ROMA  – Pensioni, Tasi, contratti, IvaMatteo Renzi prepara il 2016 con quella che sarà (almeno nelle intenzioni) la manovra finanziaria d’autunno. Il Sole 24 Ore, con Davide Colombo e Andrea Marini, analizza punto per punto le intenzioni del governo:

Stop alle clausole di salvaguardia e reverse charge.

Tra le certezze della prossima legge di Stabilità il primo posto spetta ai 16,8 miliardi che andranno reperiti nel 2016 per disinnescare gli aumenti di Iva e accise previsti nella ultima legge di Stabilità e i mancati incassi (728 milioni) dovuti alla bocciatura, da parte di Bruxelles, del reverse charge sulla grande distribuzione.

Taglio Tasi e Imu.

Si parte con la cancellazione dell’imposta sulla prima casa (cioè la Tasi, forse con criteri selettivi per allargare il bacino delle case di lusso che resterebbero soggette all’imposta e lasciando in vita il progetto di creare una “local tax” a partire dal 2016). Dovrebbe poi essere cancellata anche l’Imu sui terreni agricoli e sugli imbullonati (ovvero su quei macchinari spesso di grandi dimensioni che sono ancorati al suolo).

Cuneo fiscale.

Potrebbe essere confermata la decontribuzione per i datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato:

Se la replica ci sarà, di sicuro sarà molto più selettiva, magari con un’attenzione al Sud e alle donne. E non ci saranno più clausole come quella che attualmente consente lo sgravio solo se i neo-assunti non hanno avuto un contratto a tempo indeterminato per almeno sei mesi.

Rinnovo contratti pubblici.

Un punto di inflazione, calcolata con l’indicatore Ipca, vale da 1,2 a 1,6 miliardi in termini di maggiore spesa determinata dal rinnovo dei contratti del pubblico impiego (circa 3,3 milioni di dipendenti). È dunque all’interno di quella forchetta che si dovrà ragionare quando si arriverà alla voce “costo del personale” nella formazione del bilancio 2016. La riapertura di un negoziato è stata imposta dalla sentenza della Consulta.

Pensioni e povertà: Più flessibilità e tutele ai lavoratori a rischio esclusione.

L’anticipo sarebbe a carico di chi lo richiede con una decurtazione dell’assegno (tutta da definire) ma resterebbe da finanziare la cassa che si determina sulla maggiore spesa. Tra le proposte avanzate dall’Inps una riguarda in particolare i lavoratori over 55enni con un ammortizzatore in scadenza, per i quali si punterebbe a un assegno di ultima istanza o “reddito minimo”. Il ministro Poletti ha poi preso impegni per un rafforzamento del programma di contrasto alla povertà in fase di sperimentazione nelle grandi città e al Sud.

Spese indifferibili: Stop alla Robin tax e missioni di pace da finanziare.

Ci sono in primo luogo le missioni di pace da rifinanziare. L’impegno internazionale da parte del nostro Paese comporta un esborso che si aggira complessivamente sui 2 miliardi di euro. Tra le new entry per il 2016 compare, invece, la copertura per lo stop alla Robin tax deciso dalla Consulta. Lo scorso inverno, infatti, la sentenza 10/2015 della Corte costituzionale ha bocciato l’addizionale Ires dovuta dalle imprese petrolifere e del settore energetico anche se solo per il futuro.

Misure per le imprese: Fondo di garanzia, credito per macchinari e industrial bond.

Nella legge di Stabilità potrebbero entrare tre misure: l’aumento della dotazione del Fondo centrale di garanzia; la possibile proroga della Guidi-Padoan ormai scaduta (credito d’imposta del 15% sugli investimenti incrementali in macchinari e beni strumentali) e gli industrial bond, ossia bond da emettere per finanziare progetti di sviluppo e rilancio aziendale.

Perequazione pensioni: Dopo il “bonus” di agosto, nel 2016 il recupero del 50%.

Il decreto del Governo adottato a seguito della sentenza della Corte costituzionale sul blocco della perequazione sulle pensioni 2012-2013 prevede una restituzione assai parziale, meno del 12% del totale, della mancata indicizzazione. Ora bisogna completare l’operazione, visto che gli assegni rideterminati andranno consolidati con una percentuale del 50% a decorrere dal 2016. La spesa dovrebbe aggirarsi sui 500 milioni. Sempre da gennaio prossimo, se il Governo non deciderà altrimenti con la legge di Stabilità, scatterà l’indicizzazione calcolata sull’inflazione programmata del 2016 utilizzando l’intero schema del decalage Letta.

Spending review e tax expenditure: Risparmi da acquisti Pa, sanità e ministeri.

Non meno di 6 miliardi dovrebbero arrivare dalla razionalizzazione delle uscite dei ministeri, dal rafforzamento della centralizzazione degli acquisti della pubblica amministrazione e della sanità (agendo su fabbisogni standard e beni e servizi).

Nelle misure dovrebbe rientrare anche la revisione delle tax expenditures, vale a dire le deduzioni, detrazioni ed esenzioni che riducono il carico fiscale per cittadini e imprese ma che hanno come effetto indiretto una maggiore spesa per lo Stato.

Copertura perequazione pensioni: Per i risparmi la scelta sullo schema di indicizzazione.

Chiusa la partita dei rimborsi della perequazione perduta nel 2012 e 2013 lo schema di protezione delle pensioni dall’erosione monetaria si avvia alla normalità dei tre scaglioni previsti dalla legge 388/2000, con la copertura piena per gli assegni fino a tre volte il minimo, nella misura del 90% per le fasce da tre a cinque volte il minimo e del 75% per i trattamenti eccedenti il quintuplo del minimo Inps. Scatterà dal 2017.

Maggiore deficit: Più flessibilità sui parametri Ue e gli investimenti.

L’obiettivo del governo è avviare una trattativa con la Commissione Ue e spuntare a settembre ulteriori margini di flessibilità sul deficit del 2016.La tesi di partenza è che il governo chiuderà quest’anno con un deficit nei dintorni del 2,6% del Pil, con la crescita al livello programmato dello 0,7 per cento. Nel 2016 il deficit nominale scenderebbe all’1,8% e il Pil dovrebbe crescere attorno all’1,4 per cento. Il governo proverà ad argomentare che con le ulteriori riforme in arrivo (quella della Pa e la riforma costituzionale) e i tagli fiscali, il Pil crescerà già nel 2016 al di sopra del target programmato. Se il deficit salisse dall’1,8% al 2,2-2,3% si libererebbero altri 7-8 miliardi. Altri margini aggiuntivi si aprirebbero se il governo riuscisse a far scattare la clausola sugli investimenti, che potrebbe liberare 3-4 miliardi per la quota nazionale di cofinanziamento dei progetti europei.

Minore spesa interessi: Dai tassi in calo i risparmi sugli interessi.

Per il Governo nel 2016 ulteriori spazi per reperire risorse dovrebbero aprirsi dal calo della spesa per gli interessi da pagare sul debito pubblico. Si fa conto su uno spread che dovrebbe riassestarsi sui livelli di marzo, e quindi ampiamente sotto i 100 punti base, consentendo in tal modo di risparmiare sul pagamento degli interessi tra i 4 e i 5 miliardi.