Petrolio in caduta libera e Grecia al voto spaventano i mercati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Dicembre 2014 - 20:44 OLTRE 6 MESI FA
Petrolio in caduta libera e Grecia al voto incubo per i mercati

Petrolio in caduta libera e Grecia al voto incubo per i mercati

MILANO – L’ ‘Orso’ si trasferisce sulle Borse del Golfo, che crollano assieme alle quotazioni di quel petrolio che rappresenta gran parte della ricchezza dei Paesi Mediorientali. Il Qatar è stato il quinto listino ad entrare in una fase di ‘bear market’ (‘mercato dell’orso’), dopo quelli di Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Kuwait e Oman. Per le piazze mediorientali, oggi aperte, è stata una débacle: Il Cairo ha perso il 5,4%, Doha il 5,9%, Dubai il 7,6%, Kuwait il 3,7%, Riad il 3,3% e Mascate il 3,1%.

E al prezzo del petrolio, che con la sua caduta rovinosa lancia un segnale d’allarme sulla situazione economica globale, guarderanno lunedì le Borse di Europa e Stati Uniti, uscite con le ossa rotte dall’ultima settimana di contrattazioni, la peggiore degli ultimi tre anni per l’indice Dow Jones e per quello europeo Dj Stoxx 600.

Ad aprire le danze saranno però i listini asiatici, dove si attende il primo riscontro alla netta vittoria del premier nipponico Shinzo Abe, che esce dalle elezioni della camera bassa con una maggioranza più solida. Il successo di Abe è anche un ‘endorsement’ ad una politica economica (la cosiddetta ‘Abenomics’) fatta di stimoli fiscali e monetari.

I risultati del voto “indicano che gli elettori sperano che la ‘Abenomics’ sia ulteriormente promossa” ha detto Abe, che ha indicato nel “rilancio dell’economia” la sua “priorità”. La risposta dei mercati finanziari dovrebbe essere positiva (con Abe l’indice Nikkei è risalito ai massimi dal 2007), in attesa che anche l’economia giapponese, entrata nonostante tutto in recessione, esca dal ‘coma’.

I mercati in Europa dovranno vedersela anche con una Grecia che torna a fare paura. In una settimana i rendimenti dei titoli di Stato di Atene sono saliti di 170 punti base all’8,8% e la borsa ha perso il 20%, contribuendo ad affossare anche gli altri listini europei e a ridare fiato allo spread (quello btp-bund è risalito a 143 punti, con un rendimento del decennale italiano del 2,05%).

Spaventano le elezioni anticipate (con la sinistra di Syriza in vantaggio nei sondaggi) a cui il Paese potrebbe essere chiamato se la maggioranza del premier Antonis Samaras non riuscisse ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica.

Ma sarà il petrolio – con il prezzo del brent (61,8 dollari ) e del Wti (57,8 dollari) crollato ai minimi dal 2009 – a catalizzare l’attenzione degli investitori. Secondo il ministro dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti, Suhail Al-Mazrouei, l’Opec non taglierà la produzione neppure se il prezzo dovesse scendere a 40 dollari al barile. “Non cambieremo opinione perché i prezzi vanno a 60 o 40 dollari. Non stiamo guardando a un prezzo, il mercato si stabilizzerà da solo” ha detto escludendo per il momento riunioni d’emergenza dell’Opec prima di quella in programma il prossimo 5 giugno.

Quello che preoccupa è che la disordinata caduta del greggio non sia solo frutto di un eccesso di offerta ma anche di una domanda in frenata a causa di un’economia che, con l’eccezione degli Usa, mostra segnali di debolezza quasi ovunque: dall’Europa al Giappone, dalla Russia al Brasile, mentre la ‘fabbrica’ cinese continua a rallentare. Per questo i dati sugli indici pmi di Cina ed Eurozona attesi martedì saranno guardati con grande attenzione, al pari delle indicazioni che arriveranno dalla Fed (mercoledì) e dalla Boj (venerdì).