Petrolio, prezzo al livello più basso da 7 anni. Stallo Opec

Pubblicato il 9 Dicembre 2015 - 13:10 OLTRE 6 MESI FA
Petrolio, prezzo al livello più basso da 7 anni. Stallo Opec

Petrolio, prezzo al livello più basso da 7 anni. Stallo Opec

ROMA – La riunione dell’Opec che doveva decidere un taglio alla produzione per dare una spinta ai prezzi del greggio si conclude con un nulla di fatto, la presa d’atto che le ‘quote’ all’output, alla base del funzionamento del cartello petrolifero, non esistono. E i Paesi produttori decidono semplicemente di prendere atto della produzione attuale, facendo precipitare le quotazioni petrolifere sotto i 40 dollari.

Il più basso livello negli ultimi sette anni, denuncia il Wall Street Journal, con la sicurezza, preoccupante, che ormai dobbiamo aspettarci prezzi nel 2016 ancora più bassi del 2015.

E’ l’esito, definito da alcuni “disastroso”, della maratona di ben sette ore a Vienna in cui i rappresentanti di sette ‘Big’ del greggio, anziché trovare una linea comune, si sono platealmente spaccati: da una parte il fronte capitanato dall’Arabia Saudita, che da novembre ha guidato un rialzo della produzione di petrolio facendo scendere ulteriormente i prezzi. Per difendere la sua quota di mercato, ufficialmente, anche se c’è chi intravede nelle scelte di Riad una guerra allo ‘shale’ americano e forse la rivalità con importanti avversari geopolitici come Russia e Iran.

Dall’altra i paesi che da tempo vogliono uno taglio della produzione per adeguarla alla diminuita domanda: Algeria, Venezuela, Iran e altri. Le prime indiscrezioni davano addirittura un aumento delle quote dagli attuali 30 milioni di barili al giorno a 31,5. Il contrario di quello che si aspettava il mercato, che ha reagito facendo cadere il greggio Wti fino a 39,60 dollari, e il brent a Londra a 43,14 dollari a un soffio dai minimi di sei anni.

In una conferenza stampa caotica, iniziata con il segretario generale Abdalla El-Badri che precisa “nessuno qui ha legami con l’Isis di alcun genere” e i giornalisti alle prese con un comunicato senza una sola cifra, tocca al presidente dell’Opec, il ministro nigeriano Emmanuel Ibe Kachikwu, spiegare: “se vogliamo indicare una cifra, allora è l’attuale livello di produzione”.

Quella che è una situazione di fatto, insomma, ossia una produzione dei paesi Opec ben superiore alle quote formali (si dice 31,5 milioni, in realtà sono più), viene riconosciuto apertamente. Come raccontano quelli della delegazione iraniana lasciando la riunione, l’Opec è rimasto “senza quote”. Che poi sono la principale ragione sociale dell’Opec, il condensato della concertazione a cui serve il cartello.

I ministri del Petrolio si aggiornano a giugno, forse prima se ci sarà accordo su un meeting ad interim a partire da gennaio. Ma non sarà facile. La giornata di oggi sancisce spaccature sempre più profonde: formalmente uno dei motivi di disaccordo sarebbe il ritorno sulla scena dell’Iran, che con le sue riserve di greggio che sono le quinte maggiori al mondo, pone delle incognite sulla produzione future. Di fatto, è una specie di ‘liberi tutti’ agli interessi nazionali che riflette forse il caos dello scenario geopolitico e la rottura delle alleanze tradizionali in alcune delle aree più ‘calde’ del mondo.